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Cari Prefetti pugliesi, tutelate voi le edicole. I sindaci e l'orgasmo da divieti

 
Giuseppe De Tomaso

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Giuseppe De Tomaso

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Foto d'archivio

«Parecchi sindaci pugliesi hanno deciso che a Pasqua le edicole devono restare chiuse, «sfidando» l’inefficacia delle loro ordinanze»

Giovedì 09 Aprile 2020, 10:32

12:18

Ci risiamo. Non è sufficiente ricordare che non lo possono fare, perché il decreto del governo del 25 marzo scorso stabilisce tutt’altro. Parecchi sindaci pugliesi hanno deciso che a Pasqua le edicole devono restare chiuse, «sfidando» l’inefficacia delle loro ordinanze. Perché? Perché così vogliono loro, i capataz, i cacicchi cittadini. La legge? Chi se ne frega. A casa mia comando io e faccio come dico io. La libertà di stampa, i giornali, l’informazione? Chi se ne frega. Meglio evitare per un giorno - devono aver riflettuto (sic) - di leggere qualcosa di scomodo, visto che pure il giornale più scalcagnato, a differenza della Rete dei social, consente di pensare.

Dal momento che è inutile appellarci a questi sindaci, alla luce della loro riluttanza ad applicare la legge, ci rivolgiamo ai prefetti, a tutti i prefetti di Puglia. Siete voi i rappresentanti del governo sul territorio. Cercate di far rispettare il provvedimento emanato dal governo richiamando quei sindaci che si sono permessi di disattenderlo. Luigi Einaudi (1874-1961), nel celebre articolo contro l’istituzione prefettizia voluta da Napoleone (1769-1821), articolo scritto nel 1944 su La Gazzetta Ticinese, adoperò parole di fuoco: «Democrazia e prefetto repugnano l’una all’altro». «Il prefetto è una lue», e via su questo tono.
Einaudi esagerava. Però i prefetti dimostrino di amare la libertà, costringendo i comuni riottosi a non chiudere le edicole, che sono presidio essenziale di libertà. Grazie.

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