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Confindustria Puglia, De Bartolomeo: «La crisi si affronta con unità, non minacciando scioperi»

 
Michele de Feudis

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Michele de Feudis

Confindustria Puglia, De Bartolomeo: «La crisi si affronta con unità, non minacciando scioperi»

La risposta ai sindacati. Vertenza Leonardo: «C'è un protocollo con le parti sociali»

Mercoledì 25 Marzo 2020, 13:40

Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Puglia, c’è un confronto in atto con i sindacati per le chiusure delle aziende non strategiche o non inquadrabili in settori essenziali. A che punto è la dialettica con le parti sociali?
«Non è il momento delle contrapposizioni e delle polemiche, è necessaria una costruttiva collaborazione e certamente la scelta di indire uno sciopero generale non mi sembra una buona idea. Mai come ora restare uniti sarà il nostro punto di forza, serve maggiore flessibilità considerando che le filiere sono interconnesse, mettendo la vita, la salute e la sicurezza dei lavoratori al primo posto. Le soluzioni vanno individuate per singola azienda. Laddove non ci sono le condizioni per restare aperte, le aziende vanno chiuse, questo per noi è fondamentale ribadirlo. La salute e la salvaguardia del lavoro non sono in antitesi. Va altresì considerata, nel rispetto del Dpcm emanato, la necessità di garantire i sevizi essenziali e le attività strategiche».

C’è un caso Leonardo in Puglia. I sindacati spingono per le chiusure.
«Leonardo è una grande azienda che rientra tra i settori riconosciuti strategici dal Dpcm, non vedo perché dovrebbe interrompere l’attività, se ci sono le condizioni per continuare ad operare, assicurando i livelli di sicurezza per la salute dei lavoratori. Se i sindacati hanno motivo di ritenere che l’attività non è da considerarsi strategica, un leale confronto è auspicabile. Mi risulta, in ogni caso, che l’Azienda abbia siglato, già il 15 marzo, un Protocollo con le Organizzazioni Sindacali per condividere le misure per il contenimento dei rischi da Covid-19».

Il nodo è la presenza dei dispositivi di protezione nelle aziende che restano operative.
«Il nostro sistema industriale pugliese sta mostrando rande responsabilità. Le nostre imprese stanno rispettando le regole e le Confindustrie Territoriali si stanno adoperando per rappresentarle al meglio, anche mettendole in contatto con fornitori affidabili che consentano di dotarsi di tutti i dispositivi di sicurezza indispensabili a garantire la salute dei lavoratori. Da quello che ci risulta gli stabilimenti aperti stanno operando in condizioni di sicurezza».

Ci sono già primi riscontri dagli associati sulle richieste di cassa integrazione?
«È elevato il ricorso delle aziende chiuse agli ammortizzatori sociali. Gli uffici delle nostre Territoriali sono subissati da richieste di cassa integrazione. Intanto con la Regione Puglia e con la collaborazione strategica dei sindacati abbiamo sottoscritto un importante accordo per la Cassa in deroga che viene incontro alle aziende che non dispongono di cassa ordinaria o straordinaria e alle micro imprese che non godono della copertura di ammortizzatori sociali. Ora sarebbe opportuno un pagamento diretto da parte dell’Inps per evitare alle aziende, già in crisi di liquidità, di anticipare ingenti somme».

Il decreto “Cura Italia” si può migliorare?
«Le prime misure adottate sono importanti ma non sono sufficienti. È necessaria un’ulteriore azione per evitare che la crisi di liquidità delle imprese metta a repentaglio la sopravvivenza di intere filiere. Riteniamo che non sia sufficiente una semplice proroga dei termini di pagamento, sarebbe auspicabile per le aziende con riduzione di fatturato una sospensione degli oneri tributari e previdenziali. Non chiediamo risorse aggiuntive, ma l’attivazione di un ingente flusso di liquidità attraverso garanzie e finanziamenti agevolati che consentano di diluire nel lungo termine l’impatto della crisi, senza appesantire eccessivamente i debiti pubblici nazionali. Molto positiva, inoltre, è la direttiva della Regione Puglia del 23 marzo scorso per l’accelerazione dei pagamenti a favore degli operatori economici. In conclusione esorto le imprese ad utilizzare le Associazioni di categoria per le comunicazioni da inviare alle Prefetture in ordine all’ultimo Dpcm, onde evitare di sovraccaricare la macchina organizzativa».

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