BARI - C’è una emergenza nell’emergenza che rischia di mettere in crisi il sistema sanitario. La diffusione dell’epidemia di covid19 tra il personale medico sta assumendo proporzioni preoccupanti anche in Puglia. Il dato ufficiale dell’Istituto superiore di sanità aggiornato a lunnedì sera parla di 22 operatori sanitari contagiati, ma nel frattempo il totale dovrebbe aver ampiamente superato le 30 unità. Più o meno in linea con la media nazionale (calcolata dall’istituto Gimbe), che è pari all’8% del totale dei contagi ma che risente del caso Lombardia. Ma non c’è da esserne soddisfatti, anche perché in Puglia si registra la positività al virus di numerosi primari e in alcuni casi si potrebbe essere di fronte a episodi di malpractice.
Nessun dubbio naturalmente sul grande impegno del personale medico, impegno che ieri su queste colonne il direttore dell’unità di Igiene del Policlinico di Bari, Michele Quarto, ha definito «eroico» pur lanciando l’allarme: «Attenti alla troppa generosità, anche noi medici dobbiamo stare molto attenti. Rischiamo di avere focolai ospedalieri». La mappa del contagio medico, in Puglia, è molto lunga. A Bari finora hanno contratto covid19 un anestesista della Mater Dei (oltre a cinque infermieri e un Oss), un medico del Pronto soccorso del Miulli e uno del Pronto soccorso del «Giovanni XXIII». A Taranto due medici di famiglia di Manduria, il primario Otorino del «Moscati» e un medico tarantino della direzione sanitaria dell’ospedale di Castellaneta.
A Lecce uno dei primi casi in assoluto ha riguardato un anestesista di Copertino, ma ci sono anche due medici delle Malattie infettive del «Fazzi» e un il direttore della radiologia di un poliambulatorio privato. A Brindisi si contano uno pneumologo di Ostuni e due medici del «Perrino». A Foggia il contagio ha riguardato finora due medici di base (uno è il sindaco di San Nicandro Garganico) e sono a rischio alcuni medici di «Casa Sollievo» (dove 16 dipendenti sono malati).
Situazione particolarmente complicata nella Bat con due direttori di reparto contagiati: il primario della Medicina di Andria, e quello di Radiologia di Barletta, oltre che un medico della Pediatria di Andria e almeno altri due medici del primo reparto. Per quanto riguarda il primario di Radiologia di Barletta, il tampone è risultato negativo.
Il caso della Medicina di Andria è piuttosto delicato. Il primario era infatti stato sottoposto a tampone in quanto sintomatico, e in attesa dell’esito per quasi due giorni ha continuato la propria attività in ospedale pur febbricitante, facendosi fare anche una radiografia senza passare dal triage. Martedì il medico è poi risultato positivo, costringendo la Asl a chiudere il reparto e a mettere in quarantena oltre 40 persone: due suoi colleghi ieri sono risultati positivi, un terzo è a rischio. «I test effettuati sui pazienti - dice il direttore generale della Asl Bat, Alessandro Delle Donne -, escludono che possa essersi trattato di una infezione nosocomiale. Questo ci ricorda la necessità di protezione, in particolare per tutti gli addetti sanitari, anche al di fuori dell’ospedale». Sempre nella Bat è in quarantena precauzionale il direttore della Radiologia di Barletta, che ha sottoposto a radiografia un sacerdote poi risultato contagiato.
Il quadro dunque è particolarmente complesso, soprattutto perché la maggioranza dei contagi di medici - a quanto risulta dalle inchieste epidemiologiche finora effettuate - non sono legati a esposizione diretta a pazienti covid19 in ambito ospedaliero. Vuol dire che il medico ha contratto l’infezione altrove e l’ha «importata» in ospedale. In questo senso va letto l’allarme lanciato dal professor Quarto sul rischio che il personale medico in generale - se le cautele non sono rispettate in maniera molto stringente - possa diventare esso stesso focolaio di contagio: alcuni dei medici che hanno contratto covid19 in Puglia risultano aver svolto attività assistenziale e ambulatoriale nei giorni precedenti, senz’altro con il lodevole obiettivo di non far mancare l’assistenza ai cittadini. Tuttavia in alcuni dei casi finora esaminati c’è il sospetto che le regole di cautela, che impongono la quarantena in caso di sospetto anche ai medici, possano essere state disattese.
- Precisiamo che il dottor Emanuele Tatò, direttore sanitario dell’ospedale di Castellaneta, non è stato colpito da covid19 e che il contagio riguarda un altro medico della direzione sanitaria dell’ospedale. Ci scusiamo per l’errore con il dottor Tatò. [m.s.]