BARI - L’esempio che viene fatto è questo. Nel seggio di Laterza sono stati registrati 1.300 voti, ma agli organizzatori sono stati riversati solo 450 euro. Nonostante il regolamento delle primarie pugliesi del centrosinistra imponesse un contributo di «almeno» un euro. È facile capire perché la questione dei soldi rischi di diventare esplosiva dal punto di vista politico: domani il Pd regionale riunisce l’assemblea, e l’argomento sarà ovviamente all’ordine del giorno. Qualcuno, infatti, teme che una parte degli 80mila voti (per il 75% andati al governatore uscente Michele Emiliano) possa essere virtuale come i soldi che mancano.
Ieri, dopo che la «Gazzetta» ha raccontato come a fronte di 80mila votanti siano stati raccolti circa 16mila euro, i vertici del Pd regionale si sono attaccati al telefono con le federazioni provinciali. E sembra che qualcosa si sia mosso: sono arrivate altre rendicontazioni ed è stato fissato a venerdì il termine per chiudere i conti. Da Taranto, ad esempio, sembrerebbe però che sia stato riversato complessivamente meno della metà del contributo riscosso: ci sono seggi che hanno fatto quadrare tutto al centesimo, e ce ne sono altri (Laterza, appunto) dove la somma non fa il totale.
Perché queste discrepanze? «Attendo ufficialmente il completamento delle procedure, così come previsto», risponde il segretario provinciale del Pd di Taranto, Giampiero Mancarelli, che pure va iscritto al girone degli scettici. Cioè di quelli che, nell’assemblea regionale convocata domani dal segretario Marco Lacarra, utilizzeranno l’argomento delle primarie per chiedere al partito una dose di realismo sulla scelta del candidato. Ovvero dire che il risultato del 12 gennaio potrebbe non essere significativo.
Sul punto va registrata una divaricazione dialettica tra due dei candidati sconfitti. Questo è Fabiano Amati: «Il versamento delle somme serve per controllare la validità delle Primarie. Spero si tratti di un semplice ritardo, perché altrimenti la consultazione sarebbe nulla: lo avevo detto prima del 12 gennaio e penso e spero che anche gli altri concorrenti siano d’accordo con me». «Mi auguro - gli risponde Elena Gentile, l’ex europarlamentare Pd - che i responsabili dei comitati provvedano a restituire le somme che oggi mancano per salvare questo percorso, altrimenti ne usciamo tutti con una immagine non edificante. Tuttavia - dice la ex consigliera regionale di Cerignola, ed è chiaro il riferimento ad Amati - il dato è un altro: non vorrei che per qualcuno fosse la pietra d’inciampo utile a smarcarsi da un percorso condiviso».
Sul terreno ci sono insomma i semi della possibile rottura. «Dal punto di vista della lettura anche politica - riconosce la Gentile - questa situazione ci espone a vicende che non erano nelle nostre intenzioni. Per me era le primarie erano l’occasione di riproporsi all’opinione pubblica con la consapevolezza che si sarebbero evitati episodi sgradevoli». Foggia è uno dei casi, visto che i dati ufficiali non sono disponibili: «A Foggia - conferma l’ex assessore alla Sanità di Nichi Vendola - la federazione è un po’ recalcitrante, ma posso dire che nella mia città i conti quadrano al centesimo».
Amati però rilancia: «Invito tutti ad adempiere agli accordi regolamentari così da cancellare inutili sospetti. Le somme raccolte devono combaciare sostanzialmente con il numero dei votanti, e per verificarlo è necessaria la consegna di soldi e verbali al comitato organizzatore. Dopo questa verifica, i soldi si possono anche restituire ai territori oppure riconoscere le spese vive per il funzionamento dei seggi, ma trattenerle i soldi nei circoli non è possibile perché così si impediscono le verifiche di regolarità e trasparenza del voto».