BARI - L’elezione di una donna alla presidenza della Regione Puglia potrebbe rappresentare «un forte segnale di discontinuità, come lo fu la vittoria di Vendola del 2005. Il tempo, credo, è maturo. Anche per questo aspetto un segnale da Nichi». Elena Gentile, ex assessore regionale e già europarlamentare Pd, scalda i motori in vista delle primarie del centrosinistra, fissate per il 12 gennaio.
Gentile, come sta impostando la campagna elettorale in vista del 12 gennaio?
«Come sempre ho fatto. Ci sono connessioni consolidate da far rivivere e poi c’è la struttura del mio partito, il Pd, che però punto a superare andando oltre».
I vendoliani la seguono?
«Eviterei etichette e sigle. Si tratta di persone, di pezzi di società che vogliono rigenerare un percorso puntando su un welfare leggero e di prossimità, non rifuggendo le platee del disagio ma frequentandole. E soprattutto cercando sempre risposte “alte” capaci di coinvolgere interlocutori a più livelli, dall’Europa a Roma. Il mondo non finisce a Bari»
Quando lei parla di «rigenerare» sembra accusare Emiliano di una discontinuità in negativo con la stagione vendoliana di cui lei ha fatto parte. È così?
«Non sono una nostalgica del tempo che fu, non vivo nel passato...»
Sta arrivando un «ma»...
«...ma gli anni con Vendola alla guida della Regione offrivano una visione, progettuale e culturale, che non rinnego affatto. Negli ultimi anni c’è stato un rallentamento, a tratti un vero e proprio immobilismo. E anche i protagonisti politici, nella struttura e negli organi di governo, a dirla tutta non sono stati scelti tra i migliori».
A proposito di Vendola, lei dichiarò di volerlo al proprio fianco in questa battaglia. L’ha sentito?
«Ho un rapporto molto personale con lui e mi aspetto che prima o poi lanci un segnale. Anche se in questa fase è lontano dalla politica»
Un’incursione nell’attualità amministrativa. Perché è contraria alla proroga del Piano casa?
«Contesto una interpretazione disinvolta che, ad esempio, concede la possibilità di trasformare i capannoni in residenze. È una contraddizione, perché questo non è il tempo dall’allargamento ma del recupero dei centri storici e della bellezza. Vale per le città ma anche per le coste».
Gentile, alla fine dei conti, perché dovrebbero votare lei e non gli altri?
«La mia è una storia conosciuta, tracciata. Una storia di coerenza ma anche di visione e innovazione. Uso una formula»
Prego.
«Sono l’usato garantito che vale più di un’auto nuova. Perché unisco una lunga esperienza regionale agli anni in Ue».
Il suo curriculum assomiglia un po’ a quello di Fitto.
«Ecco, su questo terreno io e Fitto ci potremmo confrontare più e meglio rispetto ad altri. Certo, io non sono mai stata presidente della Regione ma potrei diventarlo e sarebbe la prima volta per una donna. Sarebbe una scelta di rottura come fu quella di Vendola nel 2005».