Anche l’istruttoria effettuata sulle domande della sottomisura dedicata ai giovani agricoltori, è stata eseguita in modo parziale. Il Tar di Bari ha dunque sospeso (almeno parzialmente) un nuovo avviso pubblico del Programma di sviluppo rurale, quello relativo alla 6.1a, che aveva ottenuto circa 5.200 domande a fronte delle quali gli uffici regionali ne avevano esaminate solo 750.
Parliamo di una sottomisura da 160 milioni, la terza più importante dell’intero Psr 2014-2020, che finanzia l’insediamento di imprenditori da 18 a 40 anni. I giudici amministrativi baresi, analogamente a quanto avvenuto con la 4.1, hanno accolto il ricorso presentato da alcuni imprenditori che hanno impugnato la graduatoria pubblicata a giugno. Nel mirino c’è, ancora una volta, la modalità di determinazione e di verifica dell’Indice di produttività economica, il parametro introdotto dalla Regione per misurare la «bontà» degli investimenti prodotti: una buona idea (sulla carta) che si è tradotta in un pasticcio, perché molte domande sono state costruite con dati economici palesemente inattendibili per ottenere un Ipe alto.
La questione è una fotocopia di quanto avvenuto per la sottomisura 4.1a, dove il Tar aveva ordinato alla Regione di ripetere l’istruttoria. Gli uffici dell’assessorato lo hanno fatto solo per le domande in posizione finanziabile, perché il riesame completo avrebbe portato via troppo tempo. Stessa cosa è stata fatta per la 6.1a.
Il risultato è che chi dopo il riesame si è trovato fuori dalla «zona promozione» della graduatoria ha fatto ricorso, ed ha ottenuto una pronuncia positiva dal Consiglio di stato. Il tar si è dunque adeguato. «Appare opportuna - hanno scritto i giudici amministrativi baresi (Terza sezione, presidente Ciliberti, estensore Dibello) una decisione cautelare che tenga conto della principale criticità sollevata da numerosi ricorrenti, anche al fine di scongiurare possibili disparità di trattamento».
L’ordinanza vale, ovviamente, solo nei confronti di chi ha fatto ricorso e che dunque ora ha diritto a essere ammesso con riserva a completare l’istruttoria tecnico-amministrativa. Il Tar ha rinviato l’esame di merito a luglio 2020, dunque oltre il termine del 31 dicembre in cui la Regione dovrà dimostrare di aver speso quanto previsto dal Psr pena il disimpegno automatico della quota di fondi europei.
Tecnicamente non c’è alcun divieto di pagare gli altri richiedenti che sono stati ammessi e si trovano in posizione utile, anche se - vista la situazione complessiva - difficilmente gli uffici procederanno a breve. Al 30 settembre (ultimo dato disaggregato disponibile) la sottomisura 6.1a era ancora ferma al palo, proprio per via della mole di ricorsi che erano stati presentati. Tuttavia anche per le altre sottomisure infrastrutturali (i contributi diretti della 4.1a e 6.4), pur avendo ottenuto l’ok a ripartire a marzo (dopo il riesame), sono arrivati ulteriori ricorsi che hanno di fatto bloccato tutto. A fine anno il disimpegno automatico per mancata spesa dovrebbe ammontare a circa 80-90 milioni di fondi Feasr, salvo un recupero nel 2020 se la Ue riconoscerà la causa di forza maggiore.