«Forse è il caso che il presidente Emiliano, l’assessore regionale ai Trasporti Giannini, e l’amministratore delegato di Trenitalia, Orazio Iacono, spieghino le reali motivazioni alla base della soppressione della partenza da Taranto del treno Frecciarossa 1000 Taranto-Milano». Ad avanzare la richiesta è il consigliere regionale Gianni Liviano il quale, insieme ai colleghi Donato Pentassuglia (Pd) e Francesca Franzoso (FI), ha depositato una richiesta di audizione in V commissione consiliare permanente presieduta dal presidente Mauro Vizzino, in relazione all’annunciata soppressione, a partire dal 15 dicembre, del Frecciarossa Taranto Milano con partenza alle 5.50. Una querelle, dunque, che rischia di diventare un caso politico trasversale anche in consiglio regionale quella aperta dalla Basilicata con la Puglia, sui collegamenti tra Taranto e la Lucania.
«La motivazione della soppressione della partenza da Taranto - osserva Liviano - sarebbe da addebitare alla mancanza di disponibilità da parte della Regione Puglia di rinnovare la sua parte di partecipazione pari ad euro 600.000 (a differenza della Basilicata che ha confermato la sua quota di partecipazione per oltre 3 milioni di euro)». Per meglio «comprendere le motivazioni che hanno indotto la Regione Puglia a compiere questa scelta - conclude - e di trovare le soluzione adeguate perché il servizio possa essere ripristinato, con i colleghi Pentassuglia e Franzoso abbiamo chiesto l’audizione sul caso».
In realtà secondo la Regione, dati alla mano, il caso non c’è. «Dati Trenitalia attestano che i passeggeri saliti e scesi a Taranto sono mediamente 81 per ogni coppia di corse al giorno (ovvero, 40 all’andata e 40 al ritorno), su una capienza totale del treno di 460 posti a sedere: ciò significa - ribatte l’assessore ai Trasporti Gianni Giannini - che in aggiunta al biglietto commerciale (128.50 euro per Milano e 78.50 euro per Roma) andrebbe finanziata dalla Regione Puglia la somma di 35 euro giornalieri per passeggero. Quaranta persone a tratta, su di una popolazione della sola Taranto di quasi 200.000 abitanti, rappresentano lo 0,02%». Il Frecciarossa Taranto-Milano delle 5.50 che a partire dal 15 dicembre non ci sarà più, secondo Giannini, nasce da una scelta: è la Regione Basilicata ad aver deciso «di limitare, dal prossimo orario invernale, l’itinerario del Frecciarossa 1000 spostandone la partenza da Taranto a Metaponto». L’assessore aggiunge che «la Basilicata ha chiesto formalmente alla Puglia di farsi carico del 25% (825.000 euro) del costo sostenuto nei confronti di Trenitalia, pari ad 3.300.000 euro l’anno, in ragione del dato di frequentazione espresso negli anni 2017 e 2018. Chiede inoltre che la Regione Puglia riconosca il medesimo contributo anche per le due annualità pregresse (2017 e 2018)». Ed è la stessa Regione Basilicata che avanza pretese di compartecipazione alla spesa che non esistono. «La Regione Puglia non ha mai pagato il Frecciarossa 1000, né si è mai impegnata in tal senso, non potendo utilizzare soldi pubblici destinati al trasporto pubblico locale». In pratica, per i pochi passeggeri, in relazione al potenziale bacino d’utenza, che utilizzano il Frecciarossa Taranto-Milano, «la Regione dovrebbe sottrarre 825.000 euro l’anno destinate oggi a tutto il trasporto pubblico regionale».
Ma Taranto, conclude, «è oggi già collegata a Milano da una coppia di Frecciabianca con tempi di percorrenza pari ad 8 ore e 23 minuti, di per sé già più veloci del Frecciarossa lucano che impiega 9 ore e 3 minuti. Dal prossimo 24 novembre, questi treni diventano Frecciargento e avranno tempi di percorrenza ulteriormente ridotti ad 8 ore circa. A questa coppia si aggiungono anche due coppie di InterCity, di cui uno notte con cuccette».