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Giovanni Longo
20 Giugno 2019
C’è la coppia di attacco, 31 gol in due. E quasi tutta la linea mediana, sia chi lotta per recuperare palloni sia chi ispira il gioco. E siccome, si sa, una buona squadra parte dalla retroguardia, nell’elenco degli indagati non potevano mancare pure due difensori. Sono sette in tutto i calciatori della USD Bitonto indagati per frode sportiva. Con loro, c’è anche un dirigente neroverde. Il termine «combine» fa irruzione di nuovo su un campo di calcio, non entrando dalla porta principale di uno stadio della serie A come in Puglia è già accaduto, ma da quella secondaria di un campo sportivo di periferia della serie D. La partita incriminata è Az Picerno-Bitonto, giocata a Rionero in Vulture (campo neutro) domenica 5 maggio e finita 3-2. I lucani quel giorno inseguono la promozione in C poi centrata. I bitontini con i playoff in tasca non hanno nulla da perdere. Chi viene danneggiato dal risultato che per gli investigatori fu falsato, è l’Audace Cerignola che contendeva al Picerno la promozione diretta senza passare dalla lotteria dei playoff.
Secondo la Procura di Bari, dunque, sette giocatori bitontini e un dirigente avrebbero giocato quella maledetta domenica per perdere. È questa la ragione per cui la Guardia di Finanza ha eseguito ieri una decina di perquisizioni. Dunque, i calciatori del Bitonto Michele Anaclerio, 37 anni; Antonio Giulio Picci, 34 anni; Onofrio Turitto, 28 anni; il bomber Cosimo Francesco Patierno, 28 anni; Nicola De Santis (classe 1985); Daniele Fiorentino, 30 anni; Giovanni Montrone, 33 anni e il dirigente del Bitonto Leonardo Rubini, 36 anni sono indagati per frode sportiva. Picci e Turitto segnarono pure quel giorno.
Stando alle indagini dei finanzieri del Nucleo operativo metropolitano di Bari, coordinati dal pm barese Bruna Manganelli, in concorso tra loro «addivenivano ad un accordo illecito al fine di truccare il risultato della partita in modo tale da favorire il passaggio alla serie C della squadra calcistica dell’Az Picerno in danno dell’Audace Cerignola che avrebbe dovuto, invece, giocare i playoff per un eventuale accesso tra professionisti», si legge nel decreto di perquisizione.
Ieri, dunque, il blitz nelle abitazioni degli indagati ma anche nelle sedi sia del Bitonto, sia del Picerno, alla ricerca di «fogli manoscritti, documenti informatici e/o qualsivoglia documentazione comprovante l’illecito accordo». Le fiamme gialle hanno sequestrato dei telefoni.
Al momento non è chiaro qual è stato lo spunto che ha dato il via l’indagine (forse un esposto) e cosa i calciatori bitontini avrebbero potuto guadagnare, giocando la gara per perderla. Nulla trapela dagli investigatori. Comunque, per ora, non risultano indagati della società lucana. Ma l’indagine è solo all’inizio.
Dal club lucano nessuna comunicazione scritta in merito alla vicenda, solo la «certezza che non ci sono indagati nella società Az Picerno e che, nella perquisizione alla nostra sede, la Guardia di Finanza non ha trovato nulla di rilevante per le indagini», spiegano da Picerno. Insomma, «noi non centriamo niente con questa storia»
Francesco Rossiello, patron del Bitonto non si trincera dietro nessun silenzio: «Non c’è motivo, l’Usd Bitonto Calcio è pulita, e su questo non ci sono dubbi. E se mai dall’inchiesta dovessero scaturire responsabilità di tesserati, saremo noi a costituirci come parte lesa».
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