L’immagine scattata nel corso degli accertamenti autoptici sul corpo di Stefano Cucchi vergata dal messaggio dattiloscritto: «Altri nove carabinieri devono morire». È questo il testo della breve ma inquietante minaccia rivolta all’Arma pervenuta nella mattinata di venerdì alla Stazione carabinieri del quartiere Casale che è anche sede anche del comando della Compagnia di Brindisi. Il testo del messaggio è stato scritto con un computer, mentre l’indirizzo del destinatario sulla busta che conteneva il messaggio è stato scritto a mano.
La lettera, dai primi accertamenti svolti, è stata spedita da Bari, ma è oggetto di tutti gli approfondimenti del caso da parte dei militari del laboratorio di indagini scientifiche. Se si tratti dell’opera di un mitomane, o dietro la minaccia si celi altro, è tutto in corso di verifica, ma è certo che il caso non viene sottovalutato, tant’è che informative sono partite a tutte le articolazioni del Comando provinciale di Brindisi e delle province limitrofe.
Una minaccia pesante che allude all’omicidio del maresciallo Vincenzo De Gennaro - ucciso a colpi di pistola da un pregiudicato, lo scorso Aprile, mentre pattugliava le strade di Cagnano Varano in provincia di Foggia - e che è già stata reiterata per due volte nel Brindisino da soggetti differenti: sia nel capoluogo che a Latiano. E si tratta degli unici due casi verificatisi in Italia dopo la vicenda. La minaccia sottende evidentemente anche al caso della morte di Stefano Cucchi che a Brindisi ha il suo teste chiave nel militare Francesco Tedesco. Quest’ultimo ha raccontato in aula i retroscena del pestaggio che causò a Stefano Cucchi le lesioni fatali, e la vicenda degli insabbiamenti. Tedesco in una delle ultime udienze ha stretto la mano a Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, chiedendo scusa, mentre il comando generale dell’Arma ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo.
«Continuiamo, nella massima serenità, il nostro lavoro a tutela della sicurezza dei cittadini», dice alla Gazzetta il colonnello Giuseppe De Magistris, comandante provinciale dell’Arma. «Dopo questo episodio sono state intensificate le misure di autotutela dei militari ma anche quelle di controllo del territorio». La guardia, al di là delle reali intenzioni del mittente o delle possibili finalità del gesto, resta alta.