Dal 1974 ad oggi sono 4.080. Svaniti nel nulla. Invisibili. È come se qualcuno avesse deciso di cancellare Montemesola nel Tarantino, Serracapriola nel Foggiano o Sogliano Cavour nel Salento. Di loro, non c’è più traccia. Sono scomparsi in modo talmente misterioso da non lasciare indizi. Non esiste il ritrovamento di un cadavere o di uno scheletro che possa, con ragionevole certezza, scrivere la parola fine e consentire l’archiviazione del fascicolo. Chiudere i conti con il dolore non è possibile. Perché non sapere ciò che è realmente successo impedisce l’elaborazione del lutto e apre le porte della speranza su qualcosa che non esiste, accompagnando le famiglie in una specie di limbo infinito. In Basilicata, invece, il conto si ferma a 288. Ma ci sono anche storie dove il cadavere c’è. Non si riesce però ad identificare a sapere di chi sia. Cinquantanove quelli conservati nelle celle frigorifere in Puglia, tre in Basilicata.
Perché si decide di sparire?
La maggior parte degli allontanamenti dei maggiorenni sono volontari. Nel 74,4 per cento, secondo le statistiche, vengono ritrovati. La casistica sulle motivazioni è infinita. Negli ultimi tempi si assiste ad una correlazione tra crisi economica, degrado sociale, disagi psicologi e la voglia di voltare pagina. Nel caso degli anziani molto spesso si ha a che fare con malati di Alzheimer o affetti da malattie neurodegenerative. Poi ci sono le motivazioni inspiegabili e personali. Giovannino Seppielli, 81 anni, di Limbiate vicino Milano, aveva sempre desiderato di tornare nel Paese dove era nato, a Troia. Nessuno gli dava retta. Una mattina di ottobre, con 30 euro in tasca, è uscito di casa. E non è più rientrato. Ricerche e appelli. Tutto inutile. Fino a quando qualcuno a gennaio non si è ricordato di quel corpo, travolto da un treno delle Ferrovie Nord, tra le stazioni di Gaggiano e Trezzano, ancora senza un nome. Era di Giovannino. Lui aveva raggiunto la stazione Cadorna di Milano. Di lì aveva cercato un treno che lo portasse in Puglia. Ma non ce l’aveva fatta.
Franco Ponzi è un detective privato. La sua agenzia si occupa anche delle persone scomparse: «Una volta abbiamo rintracciato un trentenne pugliese mentre era in fila a Marsiglia per entrare nella legione straniera. Era finito lì perché si sentiva un calimero, schiacciato da un padre e da un fratello ingombranti. Voleva dimostrare che era in gamba anche lui».
Poi ci sono vicende dove si materializza l’orco, l’uomo nero che esce dalle favole e trasforma l’incubo in realtà. Così non abbiamo più notizie di 1.003 bambini scomparsi, il 70 per cento dei quali sono stranieri, come emerge dalla relazione del Commissario straordinario che si occupa del fenomeno. A dirigere l’ufficio, un prefetto, Giuliana Perrotta, con alle spalle una lunga attività amministrativa in Puglia.
Il «cold case» più datato è quello di Mauro Romano, 6 anni al momento della scomparsa, il 21 giugno 1977. Svanito nel nulla a Racale, in un’afosa giornata d’estate, dopo aver giocato con alcuni amici nei pressi di un deposito di rifiuti. Una ferita mai cicatrizzata, caratterizzata da omertà e silenzi emersi durante le indagini, tra false rivelazioni e piste diventate un tunnel senza uscita.
Vincenzo Monteleone, di Adelfia, oggi avrebbe 51 anni. Il 5 agosto del 1978 esce di casa. Dice ai genitori di andare dalla nonna. In paese c’è profumo di festa con le giostre, il luna park. Vincenzo, 10 anni, dai nonni non arriverà mai. Le indagini non sono mai approdate a nulla. I bambini degli anni Settanta erano più ingenui, più innocenti, avevano una percezione diversa del male e del bene. E il male - come diceva lo psicoanalista James Hillman - è attratto dall’innocenza.
Le prime 24 ore, per rintracciare una persona, sono cruciali. C’è un numero unico telefonico europeo da contattare (116000) di Telefono Azzurro in caso di necessità. È attivo 24 ore su 24. Le ipotesi sulle sparizioni dei bambini sono tutte verosimili e formano una brochure dell’orrore: violenza sessuale, rete di pedofili, prostituzione minorile, traffico di organi, sette sataniche, rapimenti su commissione per adozioni illegali.
L’Associazione Penelope è diventata negli anni un punto di riferimento per le famiglie dei desaparecidos di casa nostra. Uno dei fondatori è stato il fratello di Elisa Claps, la ragazza potentina scomparsa nel 1993 e trovata morta 17 anni dopo. Antonio Genchi è il presidente regionale di Penelope. Non si separa ma dal telefono cellulare. Di giorno e di notte. Perché quando squilla, qualcuno è scomparso. Spiega: «Innanzitutto pubblichi il mio numero di telefono 3299725717. Potrebbe servire. La Puglia è da alcuni anno stabilmente al quinto posto se si prendono in considerazioni i dati a livello nazionale. In Italia c’è un esercito di fantasmi che non si trova più. Scomparsi, non significa dimenticati».
Ogni Prefettura ha un piano di ricerca a livello provinciale che viene attivato non appena si presenta una denuncia. Un meccanismo articolato e dettagliato. Si prendono in considerazione tutta una serie di elementi, dalla descrizione del territorio (se per esempio si verifica in una zona dove ci sono canali e cavità, è utile allertare gli speleologi o le squadre Saf dei vigili del fuoco) alle abitudini della persona. Dice Genchi: «Bisogna cercare di ricordarsi il maggior numero di informazioni possibili. È una lotta contro il tempo. Nel 91 per cento dei casi si riesce ad intervenire nelle prime 12-24 ore. Se la scomparsa si verifica di notte, quando gli uffici per denunciare l’accaduto sono chiusi, è utile contattare le centrali operative di 112 e 113. Perché il personale inserisce nel sistema Rinpi (Rintraccio persone irreperibili) tutti i dati essenziali in tempo reale».
In che modo l’associazione Penelope aiuta i familiari?
«Interagiamo con le forze dell’ordine e la Prefettura, forniamo un sostegno psicologico e la tutela legale gratuita. Troppo spesso i familiari si sentono abbandonati. Sono giustamente arrabbiati, diventano aggressivi perché sono emotivamente coinvolti. E una risposta brusca può creare altri problemi, creare inimicizie e rancori istituzionali. Noi abbiamo il distacco necessario per valutare la situazione e consigliare come agire».
Il fenomeno dei minori volatilizzati?
«Un dramma. L’età critica è quella tra i 14 e i 17 anni. l minorenni. C’è molta fragilità psicologica. A volte, basta un rimprovero, una lite per decidere di scappare. Occhio agli adescamenti online, in aumento, pericolosi perché i ragazzi di oggi comunicano poco con le famiglie. Per gli stranieri non accompagnati è diverso. Spesso fuggono in massa dalle comunità per eludere le procedure di identificazione. Gran parte si ricongiunge con parenti già all’estero. Gli altri possono anche essere risucchiati in un vortice nero senza fondo».
Il presidente nazionale di Penelope è barese. Si chiama Antonio La Scala, avvocato di professione. Ha raggiunto un accordo con l’Arma dei Carabinieri per organizzare corsi di formazione e di aggiornamento professionale con tutti i comandanti delle Stazioni. In questo modo si evitano le classiche risposte: «Venga domani, oggi abbiamo da fare». «Le conviene aspettare un altro paio di giorni, magari la persona scomparsa ritorna a casa».
Così si stende sul Paese una ragnatela di relazioni, sensibilità e competenze che alla lunga può dare risultati positivi. Importante anche la banca del Dna. Era bloccata da anni. Poi, grazie alla disponibilità del sottosegretario agli Interni dell’epoca, Filippo Bubbico, le richieste dell’associazione hanno fatto breccia. I campioni possono essere raccolti da qualsiasi congiunto. Come la denuncia di scomparsa. Non è necessario che a presentarla sia per forza il madre o la madre. Lo può fare chiunque. L’altro giorno nella zona di Orvieto le piogge smossero il terreno e portarono alla luce un teschio. Con l’esame del Dna si riuscì a scoprire che apparteneva ad un giovane scomparso nel 2017: era il figlio della presidente della sezione Lazio dell’associazione.
Quanto ai 59 cadaveri pugliesi non identificati, i dati confluiscono nel sistema informativo Risc (Ricerca scomparsi) che consente, tra l’altro, l’incrocio con i dettagli raccolti sulle persone scomparse. Nella speranza che prima o poi un raggio di luce illumini il buio che avvolge l’elenco delle vite spezzate.