TARANTO - I dati, o meglio le relazioni, arriveranno domani ma nessuna decisione sarà presa a stretto giro dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sulla continuità produttiva delle aziende dell’area industriale.
Il primo cittadino martedì scorso aveva lanciato un ultimatum (termine non molto gradito, in verità, a Palazzo di città) ad Arpa e Asl, chiedendo «entro le ore 12 dell’8 aprile risposte chiare e definitive sul livello delle emissioni dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal (ex Ilva) e sui rischi per la salute pubblica», non escludendo il ricorso a «un’ordinanza contingibile e urgente di chiusura degli impianti inquinanti del siderurgico, in base al principio di precauzione».
In una lettera a Ispra, Arpa Puglia, Istituto Superiore di Sanità e Asl di Taranto, il sindaco aveva evidenziato che «se è vero ciò che hanno asserito i vertici di Asl Taranto, cioè che non si possano escludere rischi rilevanti per la salute dei cittadini, e che addirittura ci si ammali più che altrove e più che in passato; e se permane la confusione e l’approssimazione da parte degli organismi tecnici indipendenti previsti dalla legge, il Comune di Taranto vi informa che adotterà in tempi assai brevi provvedimenti, costruiti sul principio di massima precauzione, in difesa della salute dei propri cittadini e avverso una filiera produttiva ormai desueta ed intollerabile».
Desta «preoccupazione - aveva attaccato Melucci - che taluni esponenti di Arpa Puglia dichiarino pubblicamente la non adeguatezza della vigente normativa comunitaria allo scenario tarantino, che la stessa agenzia regionale affermi in occasione del Consiglio comunale monotematico aperto ai cittadini, del 25 marzo 2019, che sia in possesso di dati non ancora divulgati o divulgabili». Inoltre, a distanza «di quasi un mese dai primi sopralluoghi disposti da Ispra - conclude il sindaco - all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto, lo scrivente civico ente non ha ancora ricevuto alcun riscontro ufficiale sulla qualità dell’aria che stanno respirando migliaia di lavoratori».
Nelle ultime ore, però, i toni sono diventati meno ultimativi e d’altronde i precedenti in materia non possono non indurre prudenza. Il 7 giugno del 2010 fu l’allora sindaco Ippazio Stefàno a emettere una ordinanza con la quale si dava all’Ilva un mese per ridurre le emissioni di benzoapirene dopo che erano stati rilevati ben 4 nanogrammi del pericoloso cancerogeno nel mese di aprile: il Tar di Lecce cassò l’ordinanza, il governo Berlusconi poco dopo cambiò i limiti, elevandoli, e Stefàno poi finì pure imputato nel processo «Ambiente svenduto» per non aver fatto quanto era nelle sue competenze per tutelare la salute dei tarantini.
L’Arpa, intanto, negli ultimi giorni ha pubblicato sul proprio sito i risultati di analisi e campionamenti al rione Tamburi risalenti ad un anno fa, studi dai quali emerge che nessun limite di legge è stato sforato ma che la competenza a valutare possibili impatti sanitari è comunque della Asl, e la Asl, appunto, ha redatto una corposa relazione, a cura del Dipartimento di prevenzione, che domani sarà consegnata a palazzo di città.
L’attesa degli ambientalisti e di alcuni cittadini che si sono auto-convocati dinanzi al Comune per domani alle 11, rischia però di restare tradita. Non solo, insomma, nessuna decisione sarà assunta domani - giornata nella quale peraltro Melucci, da agenda pubblica, sarà impegnato prima a Bari e poi a Roma - ma non è detto nemmeno che si giungerà a decisioni.