L’affondo dei furbi: tagliano per non sradicare. L’affaire Xylella non smette di dispensare sorprese in Puglia. L’ultima è nel termine «sradicamenti», non legato da alcun rapporto di parentela ai tagli. Gli ulivi colpiti dal batterio importato dal Costa Rica debbono essere eradicati - lo dicono le normative - per una ragione ben precisa e illustrata dalla scienza: se una parte del tronco resta nel terreno, costituisce una fonte di contagio per le piante circostanti. Sulla base dell’albero reciso, infatti, spuntano i polloni ossia i rami che si sviluppano direttamente sul tronco o ai piedi dell’ulivo, a volte anche dalla radice. Questi vengono aggrediti dalle sputacchine che, quindi, possono saltare su altri alberi circostanti. I polloni esercitano un’attrazione irresistibile sui vettori del batterio diventandone punti di stazionamento.
Giungono molte segnalazioni di ulivi ammalati, non sradicati ma tagliati: i decreti non vengono eseguiti, esponendo a responsabilità penali chi non rispetta la normativa. L’ipotesi che i furbetti vengano chiamati a completare l’operazione è la più rosea che possa realizzarsi. Le segnalazioni fioccano soprattutto da parte di quei conduttori di uliveti contigui rispetto a quei fondi in cui si trovano le piante ammalate.
Insomma, come spesso accade in Italia, ognuno interpreta i provvedimenti (in questo caso i decreti) a suo piacimento. La questione, però, diventa molto pericolosa quando i comportamenti dei singoli possono avere effetti sulla collettività. In pericolo è la tenuta della Puglia olivicola e dell’economia di molti comuni. Non trascurabili le conseguenze sui piani paesaggistico ed ecologico, inimmaginabile la Puglia senza gli ulivi.
Individuare le ragioni che inducono a tagliare un ulivo ammalato evitando lo sradicamento e creando - con i polloni - fonti di contagio, appare un’operazione tutt’altro che agevole. Su due piedi, i motivi potrebbero essere di ordine economico: eradicare un albero significa adoperare un escavatore, con costi considerevoli.
«Non sradicare vuol dire lasciare in campo piante infette che fanno da serbatoio alla Xylella», spiega Francesco Porcelli, docente di Entomologia del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università Aldo Moro di Bari. «Il mancato sradicamento - aggiunge - vanifica ogni altra operazione, la circostanza si verifica quando è lo stesso conduttore del fondo a effettuare le operazioni anti-Xylella. Gli esemplari adulti di sputacchina - afferma - raggiungono i polloni, acquisiscono il batterio e lo trasmettono ad altre piante».
Ma perché i nuovi rami esercitano questo notevole potere di attrazione sulla sputacchina? «Perché molto vigorosi», chiarisce Porcelli che aggiunge: «In alcuni casi, i polloni potrebbero costituire la sola vegetazione disponibile in quanto tutto il resto intorno potrebbe essere disseccato. Inoltre, il terreno potrebbe non ospitare altre piante utili per l’insetto vettore».
Il controllo dei nuovi rami degli ulivi non è affatto facile da esercitare: questo tipo di vegetazione post-taglio è, infatti, molto veloce nella crescita.