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Escort, la Consulta salva legge Merlin, legali a Bari: «Ora intervenga legislatore»

 
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La sede della Corte Costituzionale

Per la Corte «è in linea con la Costituzione il principio che la prostituzione è lecita ma va punito chi sfrutta»

Mercoledì 06 Marzo 2019, 17:24

18:50

BARI - La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha deciso le questioni sulla legge Merlin sollevate dalla Corte d’appello di Bari e discusse nell’udienza pubblica del 5 febbraio 2019. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che le questioni di legittimità costituzionale riguardanti il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione, puniti dalla legge Merlin, sono state dichiarate non fondate. 

Le questioni erano state sollevate con specifico riferimento all’attività di prostituzione liberamente e consapevolmente esercitata dalle cosiddette escort. I giudici baresi sostenevano, in particolare, che la prostituzione è un’espressione della libertà sessuale tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un’attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione equivarebbe a compromettere l’esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico. La Corte costituzionale ha ritenuto che non è in contrasto con la Costituzione la scelta di politica criminale operata con la legge Merlin, quella cioè di configurare la prostituzione come un’attività in sé lecita ma al tempo stesso di punire tutte le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino. Inoltre, la Corte ha ritenuto che il reato di favoreggiamento della prostituzione non contrasta con il principio di determinatezza e tassatività della fattispecie penale.

I LEGALI BARESI: DEVE INTERVENIRE IL LEGISLATORE - «Se non interviene il legislatore tutto il settore rimarrà selvaggio e senza alcun presidio, anche rispetto a chi ha scelto liberamente di prostituirsi per danaro». Lo dichiara l’avvocato barese Ascanio Amenduni, commentando la decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato infondata la questione di legittimità della legge Merlin. L’avvocato Amenduni aveva sollevato la questione insieme con i colleghi baresi Nino Ghiro e Nicola Quaranta nell’ambito del processo pendente dinanzi alla Corte di Appello di Bari sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze estive dell’ex presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Il processo, in attesa della pronuncia della Consulta, era stato sospeso e potrà riprendere dopo il deposito delle motivazioni.
Per Amenduni con questa decisione «le libere prostitute continueranno a rimanere prive di tutela, possono esercitare, devono pagare anche le tasse, ma rigorosamente senza aiuto, a differenza di altri professionisti. La conseguenza è che anche loro così rischiano di diventare schiave ed essere sfruttate». "La verità - continua il legale - è che la libertà di prostituirsi è una mezza libertà, una libertà aborrita da svolgere in sordina. Ha prevalso la politica del disgusto, in base alla quale resistono alcune norme obsolete superate dalla mutata coscienza sociale. La cosa peggiore è che chi esercita in forma seria e responsabile, continua a sentirsi ai margini della società e della legalità e questo, a mio avviso, non è culturalmente giustificabile».
«Si è persa una buona occasione - commenta l’avvocato Quaranta - per adeguare la disciplina penale in materia di prostituzione ai nostri tempi. In ogni caso, è necessario leggere le motivazioni della sentenza, perché le questioni affrontare sono numerose e quindi bisognerà vedere poi con riferimento al caso concreto che conseguenze potrà avere. Bisognerà verificare se la Consulta offrirà una interpretazione della legge che, fermo restando che non è in contrasto con la Costituzione, potrebbe prendere atto delle problematiche legate alla prostituzione volontaria e rimettere al giudice del merito la valutazione della specificità che emerge in ogni singolo processo». 

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