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Gianpaolo Balsamo
24 Dicembre 2018
ANDRIA - «Cosa desidero per Natale? Conoscere il medico che il 15 giugno 1999 mi ha salvato la vita».
A parlare è Pasquale Fasciano, 48enne di Andria. La sua storia è segnata da una maledetta coincidenza: due incidenti stradali avvenuti guarda caso lo stesso giorno (il 15 giugno) in anni differenti (nel 1999 e nel 2010). Il più grave, però, fu quello di 19 anni fa: Pasquale, all’epoca 19enne, era alla guida dell’«Alfa 164» nera del padre. Erano le 21 e stava percorrendo la ex SS «98» (l’attuale Sp «231») in direzione Canosa. L'imprevisto si materializzò all’improvviso davanti all’altezza del «Motel dell'Ulivo»: un camion che viaggiava in direzione opposta, nel tentativo di svoltare, gli tagliò la strada e per il 19enne andriese non ci fu nulla da fare. Impossibile fu evitare l’impatto. La sua «Alfa» come un dardo acuminato si conficcò sotto il mezzo pesante, riducendosi in un ammasso di lamiere. Pasquale, a distanza di anni, racconta la sua storia ancora con il nodo in gola, di chi ha realizzato che poteva non essere qui a ricordare quegli attimi, di chi è consapevole di aver ricevuto una specie di miracolo. «Per terra, sull’asfalto, fui soccorso prima da alcuni automobilisti di passaggio». Privo di sensi, politraumatizzato, per alcuni era già spacciato.
«All’improvviso, mi fu riferito, si materializzò il mio “angelo”: disse di essere un medico, scese da una “Renault 5” di colore verde e subito mi soccorse, liberando la mia bocca dalla lingua che, cadendo all'indietro, stava ostruendo le vie respiratorie. Sarei morto soffocato...». Pasquale Fasciano si salvò. Fu ricoverato in coma per quindici giorni al «Bonomo» di Andria. «Quell’evento mi ha segnato - ci confida - ma mi ha reso anche più forte. Mi sono sposato e sono papà di una splendida bimba. Ma senza quel dottore sceso da una “Renault 5” verde, nulla più sarebbe accaduto».
Da 19 anni, ogni Natale e non solo, Pasquale ci pensa. «Ho bisogno di dare un nome, un volto, alla persona che mi ha aiutato», lancia l’appello il 48enne andriese che cerca disperatamente il suo angelo e chiunque abbia assistito all’accaduto. «Dal giorno dell’incidente vivo con un pensiero di eterna riconoscenza. Vorrei solo poter guardare negli occhi e abbracciare la persona mi ha salvato la vita, il mio eroe».
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