BARI - Con un colpo di spugna, il Ministero per lo Sviluppo Economico ha dirottato 95 milioni di euro dalla sperimentazione del 5G, la nuova frontiera della tecnologia mobile, allo sviluppo di altri settori emergenti. Un «cambio di destinazione» o una «rimodulazione», attraverso il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che però rischia di far pagare un prezzo estremamente salato a quelle città già da tempo impegnate nella sfida della comunicazione di quinta generazione.
A pagare dazio saranno in particolare Bari, Matera, Milano, Prato e L’Aquila con dieci milioni a testa di investimenti pubblici «lavati via» dalla nuova strategia del governo gialloverde che ha giudicato le sperimentazioni pre-commerciali del 5G «in fase ormai avanzata». Al punto, da non giustificare il mantenimento delle risorse previste. Fuori il 5G, dunque, e dentro la diffusione, si apprende da una nota del Mise, dei servizi in Wi-Fi sul territorio nazionale, l’incentivo alla ricerca su Blockchain, Intelligenza artificiale e Internet delle cose, nonché, in generale, quanto possa favorire il perseguimento degli obiettivi posti dal Piano Strategico per la Banda Ultra Larga (Bul).
Scelte di merito, come ovvio, che però pongono non pochi problemi a chi si era già incamminato su un sentiero diverso. «Parliamo di un taglio gravissimo - denuncia il deputato pugliese e candidato alle primarie del Partito democratico, Francesco Boccia - perché l’esecutivo ha ridefinito la destinazione di fondi già stanziati, intaccando processi ormai in corso. Parliamo di risorse preziose - prosegue Boccia - per potenziare alcune sperimentazioni pubbliche che coinvolgono enti locali, università, camere di commercio, piazze e luoghi pubblici. Sul tavolo rimangono solo gli investimenti dei privati e non mi pare siano previste misure compensative per rimediare a quanto successo». Sul tema è tornato anche il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro: «Togliere gli ulteriori finanziamenti al 5G significa togliere il futuro al nostro territorio - attacca -, significa interrompere il lavoro di sinergia finora sviluppato tra grandi multinazionali, piccole medie imprese del territorio, istituzioni, politecnico e università. E dire che, in occasione della Fiera del Levante, avevamo illustrato i progetti al ministro Di Maio. Faremo certamente opposizione».
La questione però, sollevata in prima battuta proprio da Boccia («se non avessi fatto baccano io non l’avrebbe fatto nessuno», commenta il deputato) è destinata a non chiudersi qui con Prato, Milano e L’Aquila pronte ad aggregarsi alla protesta partita da Sud. «Mi piacerebbe sapere - conclude il dem - cosa pensano della faccenda i deputati leghisti e pentastellati eletti a Bari. Da loro, per il bene del territorio, dovrebbe partire la contestazione a tagli sugli investimenti privi di ogni motivazione».