BARI - Ora si occuperà anche di abbattere gli ulivi malati di Xylella, in caso di inadempienza dei proprietari. L’Agenzia regionale per le attività irrigue, Arif, è stata istituita nel luglio 2011 e per alcune forze politiche d’opposizione è un «carrozzone»: in realtà ha circa 1000 dipendenti (980) e un raggio d’azione sempre crescente. L’articolo 1 dell’atto generale di organizzazione della struttura della Regione Puglia, oltre a definirlo «ente tecnico operativo di diritto pubblico», perimetra con generosità le sue finalità: dalla prevenzione alla tutela e valorizzazione del patrimonio boschivo e comune delle risorse naturali e floro-vivaistiche, al sostegno all’agricoltura, alla salvaguardia, valorizzazione e implementazione delle risorse irrigue. Sul sito si indicano le attività principali: attività irrigue per «l’attuazione di un sistema coordinato e integrato della risorsa acqua»; l’attività forestale a difesa del suolo demaniale; l’attività di estinzione e prevenzione degli incendi boschivi, la lotta alla processionaria dei pini pubblici e il monitoraggio della diffusione del batterio della Xylella.
La dotazione organica iniziale prevede in totale 482 dipendenti, compreso il direttore generale (che attualmente ha uno stipendio di 120mila euro lordi): inizialmente nel 2011 gli operai (tra di ruolo e a T.I.) erano 240, nella pianta organica indicata nella programmazione triennale 2018-2020 ne risultano tra 1° e 5° livello ben 785 a tempo indeterminato, mentre sono sensibilmente diminuiti gli impiegati: sono 61 (con 67 posizioni da coprire in futuro), mentre nel 2011 ne erano previsti 72.
Il grande nodo irrisolto, che genera una elevata conflittuali interna e ha fatto accendere i fari da parte dei consiglieri regionali sulla gestione, riguarda la contrattualistica: molti dipendenti sono inquadrati con una contrattazione di natura privatistica in una agenzia regionale, alcuni sono inquadrati a tempo indeterminato con il contratto nazionale del «sistema idraulico forestale» mentre altri con il contratto nazionale «funzioni locali»”. Insomma una vera selva di contratti che alimenta un circolo di recriminazioni sulle varie mansioni: in un intervento, all’interno di una stessa squadra, si possono trovare lavoratori con ben tre inquadramenti differenti…
Per il consigliere Cristian Casili del M5S «l’Arif è un ente essenziale ma gestito in maniera anomala, come emerge dalla querelle dei lavoratori a tempo determinato». Questi ultimi infatti, ricevono maggiori garanzie (contributi e indennità) se svolgono 151 giornate lavorative, ma questa soglia è una vera chimera. «L’Arif - aggiunge Casili - è ormai appesantita da una “imbarcata” di assunzioni di operai a tempo determinato dai territori dove governa il centrosinistra. E al contempo crescono i precari ma non investe per ammodernare le attrezzature e i mezzi. Il governo Emiliano - conclude Casili - aveva garantito le 151 giornate agli operai a tempo determinato, ma avendo esagerato con gli ingressi clientelari, ora il meccanismo si è impallato. All’interno dell’ente sono stati poi inseriti i dipendenti dei consorzi di difesa con una contrattualistica a tempo indeterminato. Gli effetti? La torta delle risorse non è risultata più sufficiente secondo i parametri indicati dalla Corte dei conti. Ed è stato necessario fare marcia indietro, e non si è riusciti nemmeno a ottenere le 102 giornate garantite. Gli operai si sono sentiti traditi da Emiliano. Noi chiediamo un cambio di passo per curare il territorio e il settore agricolo».
Domenico Damascelli, consigliere regionale di Forza Italia, e componente della IV commissione, si infervora al solo nomine dell’Arif: «Siamo la Regione delle “agenzie”. Ne istituiamo di nuove ma non riusciamo a fare funzionare le agenzie determinati per la nostra economia». E qui elenca una serie di lacune: «“I boschi sono abbandonati: andrebbero riqualificati per dare lavoro agli operai e dare un senso al recupero ambientale che non viene fatto. Attendiamo i progetti del direttore generale Ragno, ma attendiamo. Oggi - puntualizza il forzista - il personale dell’Arif è carente nell’ufficio tecnico: se vogliamo sostituire una condotta o estendere la potenzialità di un pozzo artesiano per dare linfa ad un’area ci rispondono col canto dalle nuvole: “dobbiamo fare un progetto, ma non abbiamo il geometra”. Per 58 pozzi artesiani dell’area Nord c’è un solo addetto amministrativo. E poi dicono che non dobbiamo chiamarlo “carrozzone”».
L'INTERVISTA A RAGNO - Domenico Ragno, direttore generale dell’Arif, come è cambiato dalla fondazione dell’agenzia nel 2010-2011 ad oggi il ruolo dell’Ente?
«Non siamo un “carrozzone”. Abbiamo competenza per l’attività irrigua, forestale e per gestire i boschi. Con il tempo le nostre aree di intervento sono diventate più ampie grazie a convenzioni per le quali supportiamo le amministrazioni comunali nella gestione dei boschi. Negli ultimi due o tre anni c’è stata una forte accelerazione per via legislativa, con l’affidamento di nuovi compiti come la gestione del servizio agrometeorologico nonché il monitoraggio della Xylella».
Altre funzioni? «È in corso di firma una convenzione con la Protezione civile regionale per la gestione dei servizi di monitoraggio legati al rischio arancione idrogeologico sul livello delle acque, durante la possibilità di insorgenza di calamità».
Quale funzione richiede più risorse e personale? «Quella forestale, che impegna oltre il 60% della nostra forza».
Dal 2011 ad oggi la pianta organica sulla carta è raddoppiata. «Nell’ultimo fabbisogno triennale abbiamo stimato un risparmio di oltre due milioni e mezzo sul personale, che superava le 1000 unità, ma ora è diminuito come “personale stabile”».
Queste assunzioni sono avvenute con una selezione? «Ho ereditato i dipendenti dalla precedente gestione. Molti sono gli operai diventati a tempo indeterminato, abbiamo dipendenti regionali a tempo determinato, e stagionali per i quali non è prevista per legge una selezione».
La nuova programmazione triennale? «La scommessa della giunta è trasformare l’Arif in struttura tecnica in grado di offrire sempre più servizi, ma già adesso realizziamo un mare di interventi».
Per l’emergenza Xylella arrivano nuove deleghe...«Dovremmo subentrare in caso di inadempienza dei proprietari: provvederemo d’ufficio all’abbattimento degli ulivi malati. Ci attrezzeremo».
La questione delle 151 giornate reclamate dai lavoratori a tempo determinato? «Ci chiedono garanzie. Ma noi siamo un ente pubblico, con tetti di spesa delle Pa. Non possiamo superare certe soglie. La nostra politica è creare nuova occupazione con progetti innovativi che generano lavoro vero».
Come vengono assegnate le consulenze? «C’è un albo creato dal mio predecessore, aggiornato ogni tre mesi».
Tra i legali assegnatari di incarichi dell’ente ci sono anche il consigliere comunale del Pd Salvatore Campanelli ed altri esponenti storici della sinistra «Ha avuto due o tre incarichi… Peschiamo secondo criteri prestabiliti, salvo alcuni incarichi che per la particolare delicatezza, possono seguire altre indicazioni. Con me non esiste una via privilegiata riservata ai partiti».
Dovreste istituire un ufficio legale.
«Ha ragione. Tra i dieci che intenderei assumere con la nuova programmazione, ci sono due legali con cui costituire una avvocatura per avere un risparmio».
I dipendenti hanno una serie infinita di contratti differenti…
«Questa bolgia favorisce una conflittualità interna. Ma ho il mandato di Emiliano per riordinare la struttura e sanare il caos contrattuale».