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Crac Sud Est, nuove accuse
a Bnl: «Non poteva non sapere»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

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Le motivazioni del gip al no all'interdizione del direttore Pignataro: inverosimile che non sapesse dei bilanci truccati

Mercoledì 11 Aprile 2018, 12:30

MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - Bnl non poteva non accorgersi delle «infedeltà di bilancio definite macroscopiche» dai consulenti della Procura, in relazione ai crediti gonfiati nei confronti della Regione con cui l’ex amministratore Luigi Fiorillo tentava di mantenere (formalmente) in ordine i conti di Ferrovie Sud-Est. Motivando il «no» alla revoca dell’interdizione del dirigente bancario Giuseppe Maria Pignataro, su cui pendono tre distinte ipotesi di concorso in bancarotta, il gip Alessandra Susca segna un punto pesante a favore dell’accusa, soprattutto in vista degli ulteriori accertamenti in corso: che puntano - lo dicono i documenti depositati - sulle possibili responsabilità dei vertici della banca.

Sull’accusa più grave (il fatto che Bnl abbia concesso finanziamenti a Fse «nell’assenza di qualunque tipo di controllo sulla destinazione delle somme erogate», che finivano così per alimentare le spese pazze di Fiorillo e dunque per allargare il «buco»), Pignataro, 60 anni, di Putignano, si è difeso minimizzando la portata stessa della crisi di Sud-Est. Il gip nota che i dati numerici offerti dal manager in sede di interrogatorio «non coincidono con quelli presi in esame e valorizzati dai consulenti del pm», la cui ricostruzione è stata ritenuta idonea a sostenere la misura cautelare. Bisognerà - secondo il giudice - discuterne in altra sede «appurando se, con riferimento ai regolamenti interni e alle disposizioni della Banca d'Italia, gli indici valutati dalla Bnl, avvalorati altresì, a dire di Pignataro, da agenzie di rating indipendenti (pure da verificare), fossero idonei e sufficienti a formulare diligentemente la valutazione del merito creditizio posta a base delle decisioni successive, ovvero se dalla lettura dei bilanci - pur viziati dalle falsità - potessero comunque emergere motivi di sospetto non giustificabili nell'ottica di una difficoltà finanziaria meramente temporanea, tipica, a dire di Pignataro, delle imprese pubbliche».

Ma a far pendere la bilancia verso la versione del pool guidato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi sono, secondo il gip, alcuni elementi fattuali. In particolare l’incontro tra Pignataro e Fiorillo, «patrocinato» da un avvocato che era allo stesso tempo difensore di Sud-Est e consulente di Bnl, «induce a ritenere inverosimile che la persona sottoposta alle indagini (cioè Pignataro, ndr) non sapesse che i crediti sub iudice nei confronti della Regione Puglia fossero stati iscritti infedelmente nel bilancio 2012». Allo stesso modo non è vero, sempre secondo il gip, quanto riferito da Pignataro secondo cui nel 2012 ci sarebbe stata solo una rimodulazione delle linee di credito che «non penalizzava il cliente in quanto trasformava una parte consistente da un rimborso a breve a un rimborso a medio termine». Argomento che secondo il gip «non convince», essendo «smentito recisamente dalla relazione dei consulenti del pm basata altresì sugli atti interni dell’istituto di credito e sul contenuto delle intercettazioni telefoniche».

E soprattutto, alla tesi di Pignataro (che essendo il vertice commerciale della struttura Bnl dedicata alla pubblica amministrazione ha fatto presente di non essere mai intervenuto nella valutazione del merito creditizio) si contrappone una lettera da lui scritta il 3 ottobre 2014 per supportare internamente le richieste di Fiorillo («proponiamo con parere pienamente favorevole l'accoglimento della richiesta ricevuta da parte della cliente»). Il gip riconosce tuttavia che Pignataro potrebbe essere stato per così dire tratto in inganno dalle lettere di garanzia firmate dal commissario Viero: ma questo nulla c’entra con l’accusa di bancarotta, perché Fiorillo era già andato via e i commissari «sono assolutamente estranei alle condotte illecite in contestazione».

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