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Femminicidio di S. Giovanni Rotondo, Fabio Carinci rinviato a giudizio

 
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Femminicidio di S. Giovanni Rotondo, Fabio Carinci rinviato a giudizio

Carinci, 44 anni e con problemi psichici, è accusato dell’omicidio aggravato di Rachele Corvino, l' 81enne massacrata di botte nel garage di casa

Sabato 08 Febbraio 2025, 13:19

SAN GIOVANNI ROTONDO - Il gup Francesca Mannini ha rinviato a giudizio Fabio Carinci, 44 anni, di San Giovanni Rotondo, con problemi psichici, accusato dell’omicidio aggravato dalla crudeltà e dalla minorata difesa di Rachele Corvino, vedova di 81 anni massacrata di botte nel garage della palazzina di via Sergente Padovano dove viveva, la tarda mattinata del 25 maggio 2024. Il processo inizierà in corte d’assise a Foggia il 14 marzo; se dovesse confermare che l’imputato era incapace di intendere e volere al momento del fatto, come attestato da una consulenza psichiatrica disposta dalla Procura durante le indagini, verrà prosciolto, e gli potrebbe essere applicata la misura di sicurezza del ricovero in una “rems” (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, struttura che ha sostituito l’ospedale psichiatrico giudiziario) essendo stato ritenuto socialmente pericoloso. Carinci che girava per il paese indossando solo gli slip fu arrestato nell’immediatezza del delitto, piantonato in ospedale, trasferito nel reparto psichiatrico del carcere di Lecce: da qualche mese è in una “crap” (comunità riabilitativa assistenziale psichiatrica) in Basilicata. Ieri ha rinunciato a presenziare all’udienza preliminare.

Confessò d’aver ucciso perché sentiva le voci, sostenendo d’essere uno strumento di Padre Pio col compito di eliminare la presenza demoniache da alcune persone. Non conosceva la vittima: sfondò il portone dello stabile e uccise a pugni e calci l’anziana appena rientrata dopo aver pranzato a casa della figlia. “Ho iniziato una piccola guerra contro il demonio, decidendo chi doveva vivere e morire: la vittima una volta purificata ritornerà in vita”, raccontò al giudice nell’interrogatorio di convalida dell’arresto. Secondo lo psichiatra che l’ha visitato in carcere e sottoposto a test nelle settimane successive al delitto, Carinci soffre di “psicosi indotta da droga e alcol in disturbo borderline di personalità”, per cui non era in sé quando uccise l’anziana compaesana “per un delirio mistico e allucinazioni tipiche della psicosi”. Solo dopo l’arresto ha cominciato a essere curato: le sue condizioni sono migliorate, tanto da essere ritenuto capace di partecipare coscientemente al processo.

Il gup Mannini ieri mattina ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Anna Landi, come sollecitato anche dagli avv. Gianfranco e Raffaele Di Sabato costituiti parte civile per i familiari della vittima. Il difensore, l’avv. Emiliano D’Onofrio, chiedeva invece al giudice di escludere l’aggravante della crudeltà, e conseguentemente di accogliere la richiesta di rito abbreviato (quando la pena edittale è l’ergastolo come in questo caso non si può accedere al rito alternativo) da celebrare davanti allo stesso gup. Il presupposto della crudeltà è voler fare del male, andare oltre l’atto di uccidere: come si può sostenere che Carinci abbia agito con crudeltà - la tesi del difensore che riproporrà ai giudici della corte d’assise - se al momento dell’omicidio l’imputato era incapace di intendere e volere, come accertato dalla consulenza psichiatrica?

Decisione pressochè scontata quella del rinvio a giudizio del presunto omicida, perché la Corte Costituzionale recentemente ha rigettato l’eccezione di incostituzionalità sollevata dalla corte d’assise di Cassino della norma che preclude il giudizio abbreviato quando per via delle aggravanti la pena prevista è il carcere a vita.

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