FOGGIA - “L’indagine ha consentito di acquisire plurimi e gravi elementi sull’esistenza di un pericoloso gruppo criminale; svelata una complessa frode ai danni dell’erario attraverso meccanismi di elusione e evasione dell’Iva, coinvolgendo soggetti che operano nel settore del food and beverage”, ossia la filiera che somministra pietanze e bevande. Un sistema di società reali e fittizie tra Italia e Bulgaria, con il fine di mettere sul mercato merce a prezzi vantaggiosi perché non era stata pagata l’Iva attraverso un sistema false fatturazioni per operazioni inesistenti. Lo scrive il gip di Foggia Francesca Mannini nelle 210 pagine dell’ordinanza cautelare chiesta dalla Procura europea a carico di 8 indagati (e 4 società) arrestati il 3 giugno dalla Guardia di Finanza tra Foggia, Roma e altre città: 3 in carcere, 5 ai domiciliari. Sono accusati a vario titolo di 20 capi d’accusa per fatti avvenuti nel capoluogo dauno, datati gennaio 2018/ottobre 2021: associazione per delinquere, autoriciclaggio, reati tributari con violazione del decreto legislativo 74/2000 in materia di imposte sul reddito e valore aggiunto. Il gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo per equivalente di beni e disponibilità finanziarie per 18 milioni di euro, “corrispondenti all’ammontare dell’Uva sottratta all’erario e al profitto dei reati contestati” scrivono le Fiamme gialle nella nota stampa.
8 arresti, 4 società Carcere per Nicola Chiappinelli, 51 anni, di Foggia; Dario Ottaviani, 58 anni, Roma; Salvatore Alfiero, 60 anni, San Giorgio a Cremano in provincia di Napoli. Domiciliari per i foggiani Domenico Carella e Gabriella Santoro cinquantaseienni; Yuri Mariani, 41 anni, Roma; Antonio Vecera, 45 anni, Taranto; Claudio Recchioni, 52 anni, Macerata. In base al decreto legislativo 213/2001 che sanzione le aziende per illeciti commessi da manager, indagate le società Maiorana Maggiorino con sede legale a Roma; Recchioni srl con sede a Civitanova Marche; Meditarrenea marittima di navigazione e servizi con sede a Civitavecchia; Sogegross con sede legale a Genova.
Società cartiere – “Molte delle società coinvolte nel sistema fraudolento” l’analisi del gip “hanno avuto il ruolo di mere ‘cartiere’, cioè non operanti e costituite al solo fine di emettere fatture per operazioni inesistenti. Si tratta della 2 società Nk Beveage&Food e Nc BeverageFood situate in Bulgaria; e delle 4 con sede in Italia: Broker&company, Masterfood, Daunia Bevande, Service company tutte di fatto riconducibili a Nicola Chiappinelli. Individuate poi altre 4 società effettivamente operanti nel settore del food and beverage (Maiorana Maggiorino, Recchioni. Mediterranea marittima di navigazione e servizi, Sogegross) che hanno avuto il compito di distribuire le bevande attraverso il fittizio trasferimento alle società cartiere bulgare prima e quelle italiane poi. Vi sono infine le società che hanno rivestito il ruolo di rivenditori finali della merce (cosiddette broker), o intermediarie (cosiddetti buffer), identificate nella Drinks e nella Lean di fatti riconducibili a Salvatore Alfiero”.
Così funzionava il sistema Stando all’accusa basata su intercettazioni e sequestri di documentazione varia, le società italiane fornitrici Maiorana Maggiorino, Recchioni, Mediterranea marittima e Sogegross avrebbero effettuato una prima cessione fittizia della merce mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti (cessioni esenti da Iva in base al decreto legge 331 del 1993) e documenti di trasporto falsi, a favore delle 2 società cartiere costituite appositamente in Bulgaria, ma che sarebbero state amministrate da Foggia da Chiappinelli con l’aiuto della Santoro e di Carella. Il passo successivo sarebbe stata una seconda fittizia cessione di merce da parte delle 2 società bulgare, sempre ricorrendo all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, a favore delle 4 società cartiere situate in Italia, e che l’accusa ritiene riconducibili ancora a Chiappinelli. Atto finale la cessione della merce da parte delle società cartiere italiane, sempre ricorrendo a fatture per operazioni inesistenti, ai clienti finali che farebbero capo alla Drinks planet e alla Lean Food che per l’accusa sarebbero riconducibili a prestanome. Queste due ultime società quindi avrebbero ricevuto la merce direttamente dalle ditte distributrici tramite le società cartiere, “immettendo il prodotto sul mercato a prezzi notevolmente inferiori e competitivi grazie all’evasione Iva realizzate oltre i confini italiani” conclude il giudice, secondo cui “la piena attuazione del programma criminale dell’associazione per delinquere” è stata raggiunta coinvolgendo commercialisti, operatori finanziari, fornitori e acquirenti finali della merce, fiducianti che hanno operato in Bulgaria, prestanome per le società fittiziamente costituite.