Colpevolezza confermata e definitiva dei 4 imputati, ma processo d’appello da ricelebrare per rideterminare le pene, con eventuali sconti che potrebbero essere anche sensibili per l’autista del gruppo. L’ha deciso la prima sezione della Corte di Cassazione presieduta da Giuseppe Santalucia che ha esaminato i ricorsi dei 4 giovani foggiani e annullato con rinvio la sentenza del 23 settembre 2023 della corte d’assise d’appello di Bari che inflisse 89 anni di reclusione complessivi nel processo per l’omicidio di Francesco Traiano, 38 anni, titolare del bar-tabaccheria “Gocce di caffè” di via Guido Dorso accoltellato all’occhio il 17 settembre 2020 durante una rapina che fruttò 100 euro, e morto il 9 ottobre in ospedale dopo 22 giorni di coma.
I 4 imputati Ci sarà quindi un nuovo processo di secondo grado quindi per ricalcolare le pene da comminare a Antonio Bernardo, ventiseienne, cui furono inflitti 30 anni per concorso in omicidio, rapina, ricettazione e incendio dell’auto usata per il colpo; a Christian Consalvo, ventiquattrenne, condannato a 27 anni per omicidio e rapina, con assoluzione dal furto dell’auto per mancata querela del derubato; ad Antonio Pio Tufo ventitreenne, condannato a 25 anni per omicidio, rapina e ricettazione; a Simone Pio Amorico, venticinquenne, condannato a 7 anni per concorso nella progettazione della rapina e in incendio. Da tempo è definitiva la condanna a 16 anni per omicidio, rapina, furto dell’auto e spaccio del quinto imputato, un foggiano all’epoca dei fatti minorenne, colui che materialmente accoltellò Traiano.
Cos’ha detto la Cassazione Questioni molto tecniche quelle affrontate dalla Suprema Corte che potrebbero tradursi in sconti di pena. Per Bernardo, Tufo e Amorico la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello limitatamente al divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sull'aggravante del nesso teleologico, cioè aver ucciso Traiano per portare a termine la rapina. Invece, per Consalvo, autista del commando di rapinatori, sentenza annullata anche perché non è stato riconosciuto il concorso anomalo in omicidio, ossia reato diverso da quello voluto. “Col riconoscimento del concorso anomalo” commenta l’avv. Paolo D’Ambrosio che con il prof. Franco Coppi difende Consalvo “dovrebbe venir esclusa l'aggravante del nesso teleologico, quindi dovrebbe essere riconosciuto lo sconto di un terzo della pena previsto dal giudizio abbreviato: l’imputato lo chiese, il gup lo negò perché l’aggravante prevedeva in astratto la pena dell’ergastolo e quindi era ostativa all’abbreviato”. Ma per avere un quadro più chiaro, commentano altri legali, bisognerà attendere di leggere le motivazioni della Cassazione.
Rapina da 100 euro I 4 maggiorenni e l’allore minore furono arrestati il 25 febbraio 2021 dalla squadra mobile nel blitz Destino. L’accusa si basa su video, intercettazioni, testimonianze e parziali confessioni. In 4 giunsero al bar-tabaccheria alle 14.10 con una “Fiat Punto” rubata la sera prima. Consalvo rimase alla guida; il minore armato di coltello, Bernardo e Tufo a volto coperto irruppero nel locale; Tufo rimase sulla soglia e scagliò un posacenere contro 2 dipendenti perché non intervenissero; il minore e Bernardo aggredirono Traiano colpito all’occhio da un fendente sferrato dal ragazzo e preso a calci e pugni dai due aggressori quand’erano esanime a terra. Sequenze durate un minuto riprese dalle telecamere del negozio, per un colpo che fruttò 100 euro e biglietti del “gratta e vinci”. Amorico è estraneo all’omicidio ma partecipò all’organizzazione della rapina senza prendervi parte; subito dopo il colpo si attivò per aiutare i complici, riportando in città con la propria auto Consalvo e il minore dopo che questi ultimi due avevano abbandonato la macchina in campagna; e qualche ora dopo incendiando la “Punto” insieme a Bernardo.
Omicidio volontario La corte d’assise d’appello di Bari il 13 settembre 2023 ridusse le pene a Tufo (da 30 a 25 anni), Consalvo (da 28 a 27 anni) e Amorico (da 10 a 7 anni) e confermò i 30 anni a Bernardo. Anche i giudici di secondo grado come già la corte d’assise di Foggia ritenne i 3 rapinatori-killer colpevoli di omicidio e non di concorso anomalo perchè sapevano che il minore era armato di coltello che brandiva in mano quando scese dall’auto, per cui “erano concretamente a conoscenza dei probabili sviluppi nefasti dell’impiego dell’arma da parte del complice al fine di garantirsi il profitto e/o l’impunità, come poi avvenne”.
Accusa e difesa - Il pg della Cassazione Pietro Gaeta aveva chiesto di dichiarare inammissibili i ricorsi di Bernardo, Consalvo e Amorico; e di accogliere quello di Tufo limitatamente alla richiesta di nuovo processo per ricalcolare la pena. Le parti civili (gli avv. Raul Pellegrini e Gianluca Ursitti per i familiari di Traiano; Carlo Brena per il Comune; Mario Aiezza per l’associazione Panunzio; Gianluigi Prencipe per la Camera di commercio) chiedevano rigetto e/o inammissibilità dei ricorsi. Gli avv. Carlo Mari, Ladislao Massari (legali di Bernardo) e Ettore Censano (per Tufo), chiedevano il concorso anomalo in quanto i 2 imputati non sapevano che il minore fosse armato e non potevano quindi prevedere l’esito letale della rapina. Gli avv. Franco Coppi e Paolo D’Ambrosio per Consalvo sollecitavano l’assoluzione e in subordine il concorso anomalo; l’avv. Carlo Alberto Mari per Amorico chiedeva di derubricare il reato di rapina in favoreggiamento perché l’imputato intervenne solo dopo il colpo; la difesa dei 3 assassini (è diventata definitiva la sentenza che ne sancisce la colpevolezza) chiedeva anche la riduzione di un terzo delle pene prevista dall’abbreviato che fu chiesto durante l’udienza preliminare e rigettato dal gup vista l’aggravante del messo teologico: aver ucciso per portare a termine una rapina da 100 euro.