LUCERA - Si aggrava la vita di stenti di tanti nuclei familiari residenti. La frequenza al banco alimentare della Caritas, ma anche alla sua mensa, ne sono il plastico indicatore. Si sperava per Pasqua... una resurrezione. Invano. Quella di quest’anno per diverse famiglie lucerine è ua Pasqua magrissima. Anzi, di più. Segno evidente che quella condizione miserrima, per dignità ben celata, emerge in tutta la sua drammaticità silenziosa. Gli indicatori sono diversi e ben evidenti. Gli esercizi commerciali di vendita di beni di prima necessità non fanno segnare il pienone. Tutt’altro. Fanno eccezione i forni, dove almeno il pane trova conforto. I consumi in generale si sono ridotti o si dirigono verso i prodotti discount. Il mercato settimanale, soprattutto quello prefestivo di mercoledì scorso, non ha mostrato un afflusso da grandi occasioni. Altri esercizi commerciali di beni voluttuari tirano la cinghia. Insomma, in città la situazione generale è di mestizia. La si coglie, incrociando gli sguardi della gente che peraltro non esce tanto agevolmente.
«Sicuramente la forbice sociale si è allargata in città, questa è la vera nota dolente - commenta Antonino Lenge, segretario di zona della Cisl e termometro attendibile della condizione socio-economica locale - La fascia di popolazione anziana campa diversi giovani, grazie a redditi sicuri come quelli da pensione. Chi campicchiava con il reddito di cittadinanza, e Lucera contava circa mille beneficiari sino all’anno scorso, ora è agli stenti. Quel calmiere sociale, in particolare, si è ristretto almeno della metà. Il reddito di inclusione subentrato non accontenta tutti. Sono tanti quelli che vengono da noi per sapere se altre provvidenze sociali siano in essere. Ma purtroppo rispondiamo picche. Poi c’è l’aggravante. Tutto sommato - e ci fa male affermarlo in quanto sindacalisti - il lavoro nero prima dava una mano, a sopravvivere. Ora anche tale forma di sostentamento è in crisi. Anche se poi la domenica, nel cuore antico della città, i tavolini degli aperitivi sono pieni di gente. O il sabato e la domenica le pizzerie pullulano di clientela. Certo, non vuole dire che tale fotografia rappresenti il paradosso sociale, ma certo quelle scene confermano quanto la forbice sociale si sia allargata a Lucera. La verità è un’altra. La crisi attanaglia la città che morde il freno. Specialmente per l’assoluta mancanza di lavoro.” In definitiva, sono le provvidenze sociali che sopperiscono e fanno tirare avanti molti nuclei familiari.
Un esempio bene interviene a spiegare l’agonìa socio-economica. I bambini iscritti alla mensa scolastica che beneficiano della gratuità, offerta dal Comune, sono cento. Tutti annoverati tra quei figli di genitori che stanno sotto la soglia dei 5mila euro di reddito all’anno. Ulteriori venticinque richieste sono state respinte. Ma sappiamo che tanti hanno deflesso. Stesse modalità per buoni libro e altri bonus che i Servizi sociali comunali distribuiscono. C’è di più. Il terziario che fino a qualche anno addietro colmava il gap, si è andato spegnendo. D’altronde, l’incontrovertibile depauperamento demografico, complice pure le pochissime nascite, è soprattutto dovuto alla mancanza di prospettive che larga parte della popolazione non intravede più tra le mura di casa. Da lì la scelta di partire e trovare fortuna altrove. Senza tornare mai più.