FOGGIA - La commissione parlamentare Antimafia dovrà tornare a Foggia per «procedere a ulteriori audizioni», per verificare l’andamento dell’«un’azione di contrasto decisa e ferma che potrà realisticamente portare a un forte ridimensionamento della pervasività delle organizzazioni mafiose». È la conclusione della relazione depositata ieri dalla presidente Chiara Colosimo (Fdi) a seguito della missione dell’8 settembre in cui sono stati ascoltati i vertici della magistratura, delle forze dell’ordine e i rappresentanti delle associazioni per fare il punto della situazione dopo lo scioglimento del Comune per mafia.
«Il quadro che è uscito dalle audizioni è, da un lato, sconfortante - dice la relazione -, in quanto è emerso che gli imprenditori, gli agricoltori e una parte della cittadinanza è sfiduciata, pur percependo una maggior presenza dello Stato, per le condizioni personali ed economiche precarie, frutto di politiche sociali insufficienti, che vengono utilizzate dalle mafie per inserirsi nel tessuto sociale per un degrado culturale ma, dall’altro, si percepisce una voglia di cambiamento e di riscatto».
La Commissione prende atto «di una forte inversione di rotta» impressa dall’attività della magistratura, ma anche dalla reazione di una parte della società civile. La «sottovalutazione a tutti i livelli - istituzionali, politici, d’opinione pubblica e degli organi d’informazione - colpevole o dolosa» , negli anni ha reso «problematico il riconoscimento della natura mafiosa della criminalità foggiana» e ne ha consentito la crescita e il radicamento.
La commissione ricorda come «uno spartiacque» la strage di San Marco in Lamis del 2017, con la morte dei fratelli Luciani vittime innocenti di una faida. «Da quel momento, l’azione dell’autorità giudiziaria e delle forze di polizia è stata costante ed efficace, l’attenzione di Governo e Parlamento è apparsa adeguata alla gravità dei problemi, e la stessa società civile ha cominciato a reagire». Tuttavia restano numerosi problemi «e per nulla facili»: «Non è quindi possibile dare per scontato un esito definitivamente positivo dell’azione di contrasto». La commissione ricorda la cattura del superlatitante Marco Raduano dopo la clamorosa fuga dal carcere di Sassari del febbraio 2023, ma ritiene anche «necessario intervenire prioritariamente su due questioni cruciali, ovvero il rapporto tra mondo delle imprese e organizzazioni mafiose e la forza del radicamento mafioso sul territorio». A questo proposito vengono ricordati (in senso negativo) due episodi: l’agguato ai danni del boss Antonello Francavilla da parte di un imprenditore, e l’omicidio di Andrea Gaeta, figlio del capomafia di Orta Nova per motivi passionali. In quest’ultimo caso l’omicida si è costituito indotto dal padre, a sua volta ucciso un mese dopo: i familiari sono stati «indotti» a lasciare il paese. Il questore ha disposto il divieto di funerali pubblici per Gaeta, nonostante questo «il sindaco proclama il lutto cittadino e partecipa ai funerali in forma privata». «Il lutto cittadino - ha riferito il questore in audizione - viene fatto rispettare anche in maniera forzata, direi, con presenza di personaggi che inducono le persone a tenere attività ed esercizi commerciali chiusi». Un episodio che ha pesato anche nella decisione di sciogliere il Comune per mafia. La famiglia Gaeta non si è costituita parte civile nei confronti dell’assassino.