FOGGIA - È già sul tavolo del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano la vicenda di palazzo Filiasi. Il palazzo di piazza XX Settembre ospita gli uffici, la direzione, la biblioteca dell’Archivio di Stato. Entro il 19 aprile però il personale dell’Archivio di Stato di Foggia dovrà lasciare palazzo Filiasi in vista dei lavori di completamento del restauro dell’edificio, destinato a ospitare l’istituendo Museo nazionale di Foggia. Tale disposizione sembra chiudere per l’Archivio di Stato di Foggia, diretto dal 2022 da Massimo Mastroiorio, una vicenda iniziata nel lontano 1988 con l’acquisizione di palazzo Filiasi da parte dell’allora Ministero per i Beni Culturali e la destinazione dell’edificio a sede dell’Archivio medesimo. I soci della sezione foggiana della Società di Storia Patria, dell’associazione “Amici del Museo”, della sezione cittadina di Italia Nostra, del comitato provinciale di Foggia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento hanno inviato infatti una lettera al ministro Sangiuliano, al presidente della Regione Puglia, Emiliano, al sindaco di Foggia, Episcopo. A firmare la lettera appello sono stati: Mario Freda, Carmine De Leo, Pina Cutulo, Francesco Barbaro, presidenti dei sodalizi che hanno stilato la lettera appello per evitare lo “sfratto” da Palazzo Filiasi dell’Archivio di Stato. Decine di conferenze e mostre sono stati ospitati negli ultimi anni a Palazzo Filiasi, un “polmone culturale” nel cuore di Foggia. Dai 4 sodalizi non giunge un no al progetto di portare a Palazzo Filiasi un nuovo museo ma l’invito a far coesistere nel museo sia il museo che l’archivio, che andrebbe ad occupare solo una parte del pian terreno del palazzo.
“Non si può, del resto, non accogliere con soddisfazione che si intenda istituire a Foggia un Museo Nazionale che valorizzi il ricchissimo patrimonio archeologico della Capitanata. Stupisce, tuttavia, che la valorizzazione – specifica la lettera inviata al ministro Sangiuliano - del patrimonio archeologico debba avvenire ai danni di uno degli Istituti culturali più antichi non solo della Puglia, ma anche dell’intero Mezzogiorno. Proprio per la specificità del patrimonio archivistico custodito, l’Archivio di Foggia cominciò la sua attività nel 1820, un anno dopo la promulgazione della legge borbonica sugli archivi del 12 dicembre 1818”.
Fra i dubbi dei firmatari del documento vi è quello creato dalla mancanza di una proposta su dove spostare gli uffici e la biblioteca dell’Archivio di Stato “Eppure la Direzione Generale Archivi non ignora – scrivono Freda, De Leo, Cutulo e Barbaro - certamente che l’Istituto foggiano ha i depositi di tutte le sedi stracolmi di documentazione a partire dall’undicesimo secolo e neanche che la sua biblioteca custodisce un patrimonio bibliografico di rilievo di circa 15.000 opere a stampa compresi 500 volumi antichi risalenti ai secoli XVI-XVIII. Non si tiene in alcun conto, poi, che tali opere sono state inserite nel progetto del Sistema Bibliografico Nazionale e, quindi, sono state messe a disposizione della collettività con cospicui investimenti economici. Dopo oltre 50 anni di progressiva apertura dell’istituto alle richieste di un pubblico non solo specialistico l’Archivio dovrà rinunciare alla promozione della conoscenza del patrimonio archivistico locale e tra esse, in primo luogo, all’attività didattica anche più elementare. Il tutto a scapito di quella promozione del patrimonio culturale del territorio che si sostiene di voler arricchire con la creazione dei nuovi musei”.
A manifestare contrarietà alla perdita di Palazzo Filiasi anche gli ultimi direttori dell’Archivio: Carolina Nardella, Viviano Iazzetti, Maria Grazia Battista eredi, assieme all’attuale direttore Mastroiorio, di Pasquale De Cicco che rilanciò l’archivio negli anni ‘70 ed ‘80.