FOGGIA - Il prezzo del grano continua a scendere, quello della pasta invece a salire. C'è qualcosa che non va nella filiera cerealicola, gli agricoltori lo ripetono da tempo ma oggi il mercato pone un problema di sostenibilità tenuto conto che la pasta, bene economico per eccellenza, comincia a essere percepito come «di lusso» dai consumatori meno abbienti perchè i costi di alcune marche di largo consumo arrivano a superare anche i 2 euro.
Saranno anche questi i temi al centro dell'annuale incontro sull'andamento del mercato "Durum Days", organizzato dalle organizzazioni agricole. A Foggia, il 17 maggio, viene annunciata la presenza del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che prenderà parte all’annuale convention tra produttori, distributori e industrie molitorie in Camera di commercio. «Questi i dati base di discussione con il ministro per le nuove misure: nel 2022 - rileva la Cia Agricoltori - sono state prodotte 759mila tonnellate, il punto più basso dal 2013; la resa media è passata da 3,6 a 2,2 tonnellate per ettaro; 7mila le aziende cerealicole in Puglia delle quali ben 4.950 nel Foggiano. L’enorme afflusso di grano estero, in particolare dall’Ucraina, sta creando disequilibri in Italia e in Europa».
Quanto al grano duro di Puglia, la produzione raccolta nel 2022 è stata la più bassa negli ultimi dieci anni: 759.000 tonnellate a fronte di 1.273.311 del 2016, annata record, e inferiore anche ai quantitativi del 2020 (950.080) e del 2021 (931.800). «In ogni caso - rileva ancora la Cia - numeri sempre in calo nell’ultimo triennio e inferiori a tutte le annate dal 2013 in avanti. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio Economico di CIA Agricoltori Italiani Puglia, per dare anche un’evidenza statistica ai motivi che hanno spinto l’organizzazione a lanciare la campagna nazionale in favore dei produttori cerealicoli e dei consumatori italiani. Assieme alla produzione raccolta, sono calate anche le rese: nel 2016 si arrivò a 3,6 tonnellate per ettaro, nel 2022 invece la resa media per ettaro è stata di 2,2 tonnellate. Milioni di euro in fumo, redditività che decresce in modo inversamente proporzionale ai costi di produzione saliti alle stelle.
«Sono dati - dichiara Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale - che porteremo all’attenzione del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida ai Durum Days il 17 maggio».
«In Puglia, attualmente - denuncia ancora la Cia - lo stato di sofferenza riguarda in modo diretto 6.899 aziende attive nella coltivazione dei cereali (escluso il riso): con 4.950 imprese cerealicole la provincia di Foggia si conferma vero e proprio granaio d’Italia, dove viene prodotta la maggior parte del prezioso cereale che indora il Tavoliere, la più grande pianura del Mezzogiorno d’Italia».
«Per comprendere la misura del vero e proprio tracollo subito dalle quotazioni del grano duro, negli ultimi 11 mesi - denuncia l’organizzazione - basti il confronto tra due dati: il 29 giugno 2022, alla Borsa Merci di Foggia, il biologico era quotato 595 euro/tonnellata e il fino toccava quota 580; il 3 maggio, le rispettive quotazioni sono state 375 e 350 euro/tonnellata».