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San Severo, uccise la fidanzata: per lui 23 anni e 8 mesi di carcere

 
Redazione Foggia

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Roberta Perillo uccisa da Francesco D’Angelo dopo un litigio nel 2019

Sabato 30 Aprile 2022, 12:37

SAN SEVERO - Condannato a 23 anni e 8 mesi di carcere Francesco D’Angelo, il 40enne di San Severo accusato di aver ucciso la fidanzata Roberta Perillo, 32 anni, dopo un violento litigio. La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio dalla Corte d’assise di Foggia. A D’Angelo è stata riconosciuta anche la semi infermità mentale per cui gli sono stati comminati tre anni di cura in un istituto di vigilanza psichiatrica. Dovrà inoltre risarcire la somma di 100mila euro a testa alla madre, al padre e al fratello della vittima. Il dispositivo della sentenza sarà pubblicato entro novanta giorni. Il pubblico ministero aveva invocato 21 anni di reclusione; di tutt’altro avviso il collegio giudicante che gli ha inflitto 23 anni e 8 mesi di carcere.

Un femminicidio che scosse non poco la comunità del centro dell’Alto Tavoliere dove la coppia viveva e stava consumando un menage di certo poco tranquillo. La donna, impiegata in un’azienda locale, venne trovata morta il 10 luglio 2019 nella vasca da bagno del suo appartamento in via Rodi, una zona semi periferica del centro abitato. Preceduto da una telefonata del suo legale, D’Angelo si era poi costituito in questura, accompagnato dal padre, per confessare l’omicidio.

Secondo l’accusa, il femminicidio era avvenuto al culmine di una lite con l’indagato che aveva rincorso e raggiunto la donna in bagno. L’uomo, a quanto si apprese, era in stato confusionale perché faceva uso di farmaci. Subito interrogato, aveva confessato di aver strangolato la fidanzata ma aveva un ricordo confuso di quanto accaduto nell’appartamento di via Rodi a San Severo. D’Angelo era stato poi interrogato dal pubblico ministero Alessio Marangelli della procura di Foggia al quale aveva più volte ribadito di ricordare pochissimo di quanto accaduto, piangendo continuamente.

Secondo la ricostruzione dei fatti, i due giovani, che avevano allacciato una relazione da due mesi, avevano avuto un diverbio. Nella ricostruzione era emerso che D’Angelo, con problemi psichici, aveva minacciato di lanciarsi dal balcone e lei lo avrebbe fermato. Poi, secondo il suo stesso racconto, c'era stato un black out. L’ultimo ricordo che l’uomo aveva del pomeriggio era quello della fidanzata adagiata nella vasca da bagno mentre cercava di rianimarla. A quel punto si era recato a casa del padre in stato confusionale sostenendo di aver fatto del male alla donna. Era stato lo stesso genitore ad accompagnare il figlio in questura per costituirsi. D’Angelo, che inizialmente non ricordava neppure il luogo preciso dell’omicidio, sosteneva di credere di aver strangolato la sua fidanzata perché provava un forte dolore alle mani.

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