Foggia - Ci sono anche Antonio Bernardo e Antonio Pio Tufo, rispettivamente di 24 e 21 anni, attualmente detenuti per la rapina compiuta il 17 settembre 2020 ai danni del bar “Gocce di Caffè” in cui morì il titolare Francesco Traiano, tra i sei giovani foggiani indagati, a vario titolo, per stalking e truffa, con l’aggravante di aver agito approfittato delle condizioni disabilità della vittima. I sei giovani sono indagati nell’inchiesta sul suicidio di Francesco Ferrazzano, ventinovenne affetto da schizofrenia, suicidatosi il 22 gennaio scorso lungo la tratta ferroviaria Foggia-San Severo, a quattro chilometri dallo scalo del capoluogo dauno.
Oltre a Bernardo e Tufo - già sotto processo in Corte d’assise a Foggia per la rapina trasformatasi in omicidio - in questo procedimento hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini anche Giuseppe Leone Della Pace, di 23 anni; Francesco Paolo Paoletti, di 22 anni; Dario Pio Vacca, di 22 anni; e Giuseppe Apruzzese di 23 anni. I sei, a conclusione delle indagini, la Procura della repubblica presso il Tribunale di Foggia ha chiesto il rinvio a giudizio.
Della Pace è accusato, in concorso con una persona rimasta sconosciuta, di essersi impossessato del cellulare di Ferrazzano con il pretesto di dover fare una telefonata urgente. Una volta ottenuto lo smartphone, Della Pace e il complice fuggirono a bordo di uno scooter. Gli altri indagati sono accusati di stalking, non solo nei confronti di Ferrazzano ma anche di un altro giovane disabile di Foggia, Giuliano Pio Schena.
Dalle indagini della squadra mobile è emerso che i due sono stati più volte minacciati, molestati, diffamati ed aggrediti fisicamente. Le vittime venivano derise, picchiate e costrette a fare capriole mentre venivano riprese con il cellulare. Le immagini - sostiene l’accusa - venivano poi diffuse privatamente sulle chat o su piattaforme social tra cui Instagram. In particolare Giuseppe Apruzzese spingeva più volte a terra Schena e, in un’occasione, capovolgendolo a testa in giù, permetteva a Vacca di riprendere la scena con il cellulare, mentre Paoletti assisteva compiaciuto alla scena. Successivamente, dopo che Scena riusciva a piazzare la fuga, lo inseguivano a bordo di un’autovettura.
Tali episodi si sarebbero verificati nell’estate 2020 al quartiere “Candelaro”.
Un altro particolare, emerso dalle indagini è che Vacca avrebbe minacciato più volte Schena, affermando che appena incontrato, gli avrebbe «spaccato la testa», nonché, ripetutamente lo ingiuriava proferendo nei suoi confronti la seguente espressione: «È arrivato u’ pngon». Tali comportamenti degli indagati avevano generato un forte stato d’ansia nelle due vittime, tant’è che più volte Ferrazzano (colpito più volte al suo viso dagli aggressori) aveva confidato al suo amico la sua volontà di suicidarsi, cosa alla fine accaduta realmente. [red. cro.]