Il rilascio dell’accreditamento a una Rsa del Foggiano da parte della Regione è uno dei tasselli dell’indagine per corruzione partita la scorsa estate dagli appalti per il dissesto idrogeologico. Una autorizzazione che, questo il sospetto al vaglio della Procura di Bari, potrebbe rientrare in uno scambio di favori con esponenti politici locali.
L’inchiesta è ancora in fase iniziale. Ma il nuovo particolare emerge dall’acquisizione documentale che il Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari ha eseguito il 22 novembre negli uffici del dipartimento Salute della Regione. I militari agli ordini del colonnello Luca Cioffi hanno infatti prelevato gli atti che riguardano la Rsa «Il Girasole» di Bovino, struttura gestita dalla Ecoservice srl, società di cui è amministratore l’ingegnere Carmelisa Di Carlo.
La Di Carlo, insieme al padre Antonio e al commissario straordinario dell’Asset, Elio Sannicandro, è tra le sei persone che a fine luglio hanno subito la perquisizione ordinata dal pm Claudio Pinto nell’ambito dell’indagine sugli appalti del Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico (ruolo ricoperto da Sannicandro): tra le procedure finite nel mirino ce n’è anche una aggiudicata nel 2018 alla Fratelli Di Carlo, una impresa di costruzioni di Lucera. L’accusa ipotizzata a carico delle sei persone è, appunto, quella di corruzione.
Una decina di giorni fa i finanzieri sono tornati in Regione (e nelle sedi dell’impresa) per acquisire altri documenti relativi ad ulteriori appalti del Commissario. Ma ancora prima, a fine novembre, i militari hanno prelevato copia del fascicolo della Rsa «Il Girasole», sbloccato ad ottobre 2018 dopo uno stallo di quasi un decennio. L’accreditamento della struttura comunale, che ha 52 posti di cui 36 di Rsa più 12 di centro diurno e 4 per malati di alzheimer, è stato rilasciato alla Ecoservice a ottobre 2018 dopo il sopralluogo del Dipartimento di prevenzione della Asl Bat: l’apertura è avvenuta a gennaio 2019. L’obiettivo dell’indagine è appunto chiarire la legittimità degli atti adottati, anche per verificare un sospetto emerso nel corso dell’indagine: quello che l’ok alla Rsa possa in qualche modo essere dipeso da uno scambio di favori. Il rapporto corruttivo con i pubblici ufficiali, insomma, potrebbe risiedere in qualche forma di supporto elettorale che i titolari delle imprese avrebbero garantito sul territorio.
Il fascicolo sulle presunte irregolarità nell’aggiudicazione degli appalti per il dissesto idrogeologico, in cui sono coinvolti anche due funzionari del dipartimento Lavori pubblici della Regione (i cui uffici si occupano del supporto alla struttura del Commissario) si sta insomma allargando. Oltre ai sei indagati iniziali, infatti, la Procura di Bari sta valutando la posizione di numerose altre persone tra cui progettisti e dipendenti pubblici. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbe un elenco, reperito nel corso delle perquisizioni, con nomi e cifre di denaro. Ma nel fascicolo ci sarebbero anche alcuni esposti, tra cui quelli presentati dalla stessa Regione su possibili irregolarità commesse da imprese e professionisti nell’esecuzione delle opere finanziate con circa 350 milioni di euro di fondi statali ed europei destinati alla mitigazione del rischio idrogeologico. Opere mai eseguite di cui però, grazie a direttori dei lavori compiacenti, sarebbe stato chiesto il pagamento al Commissario. Stralci di questa indagine hanno dato vita, per quanto è possibile apprendere, ad altri accertamenti autonomi.