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operazione «Araneo»
Redazione online
26 Ottobre 2020
FOGGIA - È scattata in nottata una vasta operazione antimafia, denominata «Araneo», da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.
Ad essere sgominata è stata un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti attiva su Foggia e provincia, Abruzzo e Molise. Più di 100 militari, supportati altresì dai Reparti specializzati dell’Arma, hanno eseguito misure cautelari personali nei confronti di 16 soggetti, alcuni dei quali ritenuti vicini alla «Società foggiana».
Le indagini svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno in particolare permesso di disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti operante su Foggia e provincia, ma con collegamenti anche in altre regioni.
Sono inoltre in corso da parte dei militari dell’Arma diverse decine di
perquisizioni nelle aree sensibili di Foggia e della provincia.
TOFALO: «MASSIMA PRRESENZA DELLO STATO» - «Grazie ai Carabinieri del Comando provinciale di Foggia che, con il supporto dello squadrone eliportato carabinieri Cacciatori, del Nucleo Cinofili e del Nucleo Elicotteri, hanno da poco concluso un’importante operazione che ha consentito di smantellare un’associazione per delinquere attiva su Foggia e in Abruzzo e Molise».
E’ il messaggio del sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, in una nota sull'operazione Araneo, che ha portato a 16 arresti.
«Gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri - sottolinea Tofalo - continuano a portare avanti un lavoro instancabile che assicura la massima presenza dello Stato e delle istituzioni. Non possiamo permetterci di lasciare spazio alle organizzazioni criminali e mafiose ancor più in questa delicata fase emergenziale che stiamo attraversando».
TRE ANNI DI INDAGINI - Sono cominciate nel 2016 e si sono concluse nel 2019 le indagini che hanno portato oggi all’arresto di 16 persone tra Foggia, l’Abruzzo e il Molise, sequestrando poco più di 5 chili tra hashish, marijuana e cocaina, per un giro d’affari quantificato in 300mila euro. Sono state sequestrate anche 300 munizioni, parte delle quali «erano state ricettate dal tiro a segno nazionale di Foggia», spiega il comandante del Nucleo investigativo di Foggia, Davide Papasodaro: «Direttamente responsabile è ritenuto un istruttore infedele la cui posizione è stata stralciata ed è in atto un procedimento penale». Erano 32 le richieste di arresti, il Gip del Tribunale di Bari ne ha riconosciute 16 e ha escluso l’aggravante della mafiosità
in relazione agli episodi di spaccio, una settantina. Gli arrestati sono comunque ritenuti dagli inquirenti perlopiù contigui al clan Moretti-Pellegrino-Lancia, una delle componenti della 'Società Foggianà. Le indagini sarebbero partite da una richiesta estorsiva ai danni di un imprenditore.
I cinque provvedimenti cautelari per cui è previsto il carcere (ai domiciliari altri 11) sono indirizzati a Gianfranco Bruno, considerato a capo del sodalizio, e Giuseppe Albanese, entrambi già detenuti per altri procedimenti; poi a Giovanni D’Atri, Luigi Valletta e Maurizio Lombardi. Bruno, riferiscono i Carabinieri, aveva fatto della propria abitazione la base operativa: una «casa covo» dove spesso ha ricevuto esponenti delle batterie criminali rivali come Roberto Sinesi, Giuseppe Spiritoso e il figlio Lorenzo. Incontri ripresi da telecamere e intercettazioni ambientali. Bruno, secondo gli investigatori, per garantirsi i traffici anche nelle piazze di Peschici e Vieste, sul Gargano, aveva contatti con i clan locali come i Notarangelo, in particolare modo con Pasquale Notarangelo, vittima di lupara bianca nel 2017 e nipote di Angelo Notarangelo, assassinato nel 2015.
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