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Foggia, grano, nuovo agguato sul prezzo: abbassato di 2 euro a quintale, l'ira degli agricoltori

 
massimo levantaci

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massimo levantaci

grano duro

Ferrandino (Cia): «Poteva essere trovata una soluzione che accontentasse tutti. I produttori non chiedono la luna, ma solo più equità»

Venerdì 10 Luglio 2020, 15:03

Foggia - L’agguato era dietro l’angolo, gli agricoltori se l’aspettavano e forse non si erano nemmeno illusi dei leggeri ma costanti rincari delle quotazioni sul grano contrattato alla borsa merci di Foggia nell’ultimo mese. «Arriverà la sorpresa», dicevano.

Eccolo dunque il colpo di mano, non si è dovuto nemmeno aspettare troppo: al voto in commissione prezzi gli agricoltori si sono semplicemente dovuti attenere alla volontà manifestata dagli industriali dopo il deciso ribasso del prezzo di ben 2 euro il quintale, 20 euro la tonnellata. «Ai voti, è passata la linea della parte industriale e commerciale - ragguaglia il presidente della Cia Agricoltori, Michele Ferrandino - noi abbiamo espresso il nostro disappunto votando “no” ma non è servito. Vista l'insistenza della parte industriale e commerciale, abbiamo formulato una proposta che potesse conciliare le diverse posizioni, più aderente alla realtà e più equa, ma molini e commercianti non ne hanno voluto sapere. Non possiamo accettare un simile ribasso - aggiunge il presidente provinciale della Cia - agli agricoltori deve essere riconosciuto un prezzo adeguato, equo e remunerativo. Non chiediamo la luna. Le quantità sono quelle che sono, calate come noto per effetto delle calamità naturali - siccità, gelate e piogge torrenziali - ma la qualità è indubbia, non può essere svenduta e basterebbe anche a compensare le perdite».

Oggi il grano è quotato alla borsa merci di Foggia 310 euro a tonnellata (prezzo minimo, si sale fino a 315), ci sarebbero forse ancora i margini di un leggero guadagno per le imprese agricole che indicano il punto di pareggio costi/ricavi a 30 euro. Ma il timore è che si sia innescata la spirale della speculazione e che il ribasso di 2 euro non sia che l’inizio. E questo nonostante un calo ormai certificato della produzione pugliese, nella maggior parte riferita al Granaio d’Italia in Capitanata.

Italmopa denuncia un calo della produzione nazionale addebitando una contrazione del «25% ascrivibile, in larga misura alla regione Puglia causata dall'anomalo andamento climatico. Ciononostante la Puglia, con una produzione di circa 760.000 tonnellate di frumento duro, si conferma la principale area produttiva del Paese», sottolinea il presidente Cosimo De Sortis.
Nonostante tutto la solfa non cambia: le quotazioni appena risalgono vengono subito zavorrate dal mercato

Per la Coldiretti le ragioni sono sempre le stesse: «È schizzato del 51% l’import di grano canadese nei primi 3 mesi del 2020 rispetto al 2019. La Puglia, principale produttore italiano di grano duro con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ed era paradossalmente – denuncia Coldiretti Puglia - è anche la regione che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione». Il presidente di Confagricoltura Foggia, Filippo Schiavone, invita il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, «ad adoperarsi per mettere in atto tutte le misure di salvaguardia contemplate per il grano italiano, ponendo un freno alle importazioni selvagge e permettendo così una fisiologica risalita dei prezzi sul campo».

«Da quei pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori - puntualizza Pietro Piccioni, delegato di Coldiretti Foggia - dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. Una situazione – denuncia la Coldiretti – che mette in pericolo la vita delle aziende agricole che coltivano grano spesso in aree interne senza alternative produttive e a rischio desertificazione. Alla perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale in un Paese che con l’ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell’abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli».

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