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Covid-19, ecco Carlantino, paese ad incidenza zero nel report epidemiologico dell’Università di Foggia

 
Dino De Cesare

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Dino De Cesare

Policlinico Riuniti di Foggia

L’indagine venne avviata a seguito della ricerca di uno studioso del posto, Girolamo Iosa, nell’ambito del Progetto Radici

Mercoledì 20 Maggio 2020, 12:49

CARLANTINO - Un paese ad incidenza zero. Nel report sulle infezioni epidemiologiche nella provincia di Foggia pubblicato nei giorni scorsi dalla Struttura complessa di igiene universitaria del Policlinico Riuniti, il comune di Carlantino, insieme ad altri 10 dei Monti dauni (Anzano, Casalnuovo, Casalvecchio, Celle San Vito, Monteleone, Motta Montecorvino, Rocchetta S. Antonio, Roseto Valfortore, San Marco La Catola, Volturara Appula) registra un valore percentuale Rsi (Rapporto standardizzato di incidenza) pari a zero rispetto al rischio geografico di infezione. E’ un dato questo che, oltre che a confermare finora i Monti dauni come area Covid free della Puglia, rappresenta un valore aggiunto per il “paese della diga”, 950 abitanti, ultimo avamposto della Puglia verso il Molise, dove 21 anni fa, nel 1999, fu avviata un’indagine genetica, denominata Progetto Radici, dall’università Federico II di Napoli condotta dal responsabile scientifico Paolo Gasperini in collaborazione con l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo rappresentata dal genetista Leopoldo Zelante. La popolazione carlantinese venne individuata, come alcune altre di arre interne d’Italia, un “isolato genetico geografico” al cui interno venne riscontrata una forte endogamia, cioè la contrazione di matrimoni all’interno del proprio gruppo sociale locale, e il paese trasformato in un grande “laboratorio medico” che ha permesso di configurare importanti dati della salute della popolazione, l’epidemiologia delle malattie multifattoriali e lo studio delle basi genetiche di tali malattie (diabete, ipertensione, obesità, osteoporosi, infarto), che hanno poi consentito una strategia di prevenzione.

L’indagine venne avviata a seguito della ricerca di uno scrittore e studioso del posto, Girolamo Iosa, coadiuvato dal figlio Luigi, che nell’ambito del Progetto Radici ha ricostruito gli alberi genealogici dei residenti fino al 1809 (anno in cui fu istituita l’ anagrafe civile del Regno di Napoli) con le relative cause della morte degli antenati dal 1930 in poi, ricavando così il ‘fattore di rischio del gruppo familiare’, ricerca che ha riguardato 563 famiglie per un albero genealogico lungo un chilometro e 200 metri e riassunta nel libro “I Cognomi di Carlantino” pubblicato nel 2002. “Il Progetto Radici, che voleva coniugare in rete risultati di natura scientifica, culturale e sociale – dichiara oggi alla Gazzetta Luigi Iosa, avvocato e storico locale – per un anno venne esposto anche sul sito di Palazzo Ghigi con il benestare del Ministro per gli italiani nel mondo”.

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