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Migranti, ruspe abbattono 19 baracche nel ghetto di Borgo Mezzanone

 
Redazione online

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Migranti, a Borgo Mezzanone ruspe abbattono baracche abusive

Foto Maizzi

Si tratta del terzo intervento programmato dalla Procura della Repubblica di Foggia e dalla Prefettura che porteranno al progressivo smantellamento dell’insediamento abusivo

Mercoledì 17 Aprile 2019, 10:06

15:00

FOGGIA - Si sono concluse poco fa le operazioni di abbattimento delle 19 baracche abusive sorte all’interno del Ghetto di Borgo Mezzanone, nel foggiano. Secondo fonti investigative sarebbero solo tre i migranti, perlopiù africani, che hanno accettato di essere trasferiti in uno degli alloggi messi a disposizione dalla Regione Puglia e dalla Prefettura di Foggia per gli stranieri regolari sul territorio nazionale. Molte delle baracche destinate all’abbattimento sono risultate disabitate.
Stando a quanto riferito dagli inquirenti, nei giorni precedenti a questo terzo intervento, il personale dell’ufficio immigrazione della questura di Foggia aveva già informato i migranti della possibilità di scelta di un alloggio alternativo. Continueranno i controlli delle forze di polizia al Ghetto di Borgo Mezzanone per assicurare che non vengano realizzate nuove baracche abusive.

Le operazioni di demolizione stanno interessando 19 manufatti abusivi, 17 abitati da 56 persone e altri due, comunicanti tra di loro, utilizzati come case a luci rosse.
Nel decreto di sequestro preventivo del Gip del Tribunale di Foggia, Manuele Castellabate, si evidenzia come la cosiddetta 'ex Pistà sia stata occupata non solo da stranieri irregolari, ma anche da «soggetti regolari che in assenza di alternative sono stati costretti ad occupare i manufatti abusivi». Inoltre, secondo il gip Castellabate «molti di loro in assenza di un’occupazione lavorativa sono stati vittime di una delle ultime forme di schiavitù, ossia dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, tenuto conto che spesso sono proprio alcuni loro connazionali ad assumere il ruolo di intermediario verso imprenditori agricoli, provvedendo personalmente a procacciare manodopera direttamente nel ghetto e percependo somme del tutto spropositate anche per il trasporto, peraltro in condizioni oltremodo pericolose».

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