Quattro anni sono trascorsi e il dolore è lo stesso delle prime ore per Caterina, la mamma di Mariarosa, studentessa di 16 anni e mezzo che la sera del 27 marzo 2015 precipitò dal balcone di casa, forse suicidandosi. Anche se l’ipotesi di un suicidio non ha mai convinto la madre,i parenti, amici, compagni di scuola, insegnanti. «Mariarosa non aveva nessuna voglia di togliersi la vita», ribadisce chi la conosce: «aveva progetti da realizzare a breve e a lungo periodo; cominciava persino a confrontarsi con la madre sulla scelta universitaria; si stava impegnando in gruppi ambientalisti». Le sue fragilità? «Le stesse che hanno tutti i giovani della sua età» racconta la madre «e nessuna che potesse impensierire più di tanto. Appena avvenuta la tragedia, ho vissuto anch’io il dubbio che non avessimo saputo cogliere la richiesta di aiuto che ci stava mandando. Ma se ripercorro la nostra quotidianità non trovo nulla che facesse presagire. Da quel giorno la mia esistenza è apparentemente tranquilla, ma dentro vivo nel tormento lenito solo dalle gioie che sanno darmi gli altri miei figli».
Cosa potrebbe aver spinto Mariarosa a uccidersi? L’atroce dubbio della madre è che possa essere stata indotta a compiere l’estremo gesto dopo aver parlato sotto casa con una coppia di fidanzati, suoi amici (così credeva) ma arrivati forse con l’intenzione di metterla con le spalle al muro: «o lo ammetti tu o glielo diciamo noi». Si riferivano a un breve filmato di cui erano in possesso, nel quale Mariarosa appariva in pose intime registrato nel periodo in cui nemmeno frequentava il suo ex. Un tranello in cui si può cadere con ingenuità, senza pensare che quel video potrebbe finire nelle mani di persone priva di scrupoli che potrebbero metterlo in rete o usarlo per ricatti. «Mia figlia sarebbe ancora qui se si fosse confidata con qualcuno di noi, l’avremmo aiutata e sostenuta anche in una battaglia legale per individuare i colpevoli della pressione psicologica usata nei suoi confronti; invece è stata travolta dallo smarrimento più totale. Non è violenza questa?» si chiede la madre.
Con una scusa la ragazza era risalita a casa promettendo di scendere; mentre i due amici con insistenza le telefonavano innervositi dal ritardo, Mariarosa si lanciò dal secondo piano: in casa c’era solo il fratello più piccolo, il primo a rendersi conto dell’accaduto. I primi a saperlo i due amici che stavano di sotto, attraverso la voce dell’adolescente che aveva risposto all’ennesima telefonata. Le indagini per appurare eventuali responsabilità si chiusero con un nulla di fatto. «Non voglio che sia riaperta l’inchiesta» precisa la madre «ma solo cercare di far capire ai giovani quanto i ragazzi riescano a diventare crudeli e quanto fragili possano scoprirsi altri. Vorrei dire loro che si può trovare una soluzione a ogni problema, che i genitori sono il miglior rifugio nelle difficoltà». Mariarosa era una ragazza piena di vita, di speranze, di interessi e il suo ricordo si rigenera sul profilo facebook che Caterina ha voluto lasciare aperto e che lei stessa estisce e aggiorna postando foto, poesie, citazioni e tanti pensieri a lei dedicati.