Nichi Vendola, sarà oggi in Puglia per comizi con Antonio Decaro e Michele Abbaticchio a sostegno del centrosinistra. Quale la posta in palio in queste politiche?
«Diciamolo con nettezza e senza giri di parole: in queste elezioni è in gioco la qualità della nostra democrazia. La destra post-fascista di Meloni ha in testa, come propri riferimenti ideali e politici, Trump e Orban. La destra xenofoba di Salvini ha flirtato con Putin e i suoi faccendieri. Il sovranismo resuscita lo spettro maligno del nazionalismo e strangola il sogno di un’Europa unita. Il rischio è di scivolare nelle sabbie mobili di quella “democrazia illiberale” teorizzata dal premier ungherese: il quale con brutalità mette sotto scacco qualunque contrappeso al potere politico, imbavaglia e controlla i media, pone sotto tutela e censura politica la magistratura e la Corte costituzionale, e nel nome del consenso elettorale rivendica il diritto di abolire i diritti, quelli delle donne, quelli delle minoranze».
Nelle regionali con l’intervento alla manifestazione al Petruzzelli della Cgil diede la carica ad una sinistra non ancora entrata in partita. Adesso di cosa ha bisogno il campo progressista per l’ultimo sprint?
«C’è un tempo per ogni cosa, recita il Vecchio testamento. Ora è il tempo di lanciare l’allarme su questa destra che impugna il rosario come una clava, che esibisce la sua natura reazionaria con l’ossessiva polemica contro il reddito di cittadinanza e l’altrettanto ossessiva tutela fiscale dei più ricchi. Una destra che con l’autonomia differenziata può dare un colpo alla nuca del Sud. Infine, ma non per ultimo, una destra che può fare carta straccia della nostra Costituzione».
A proposito della Cgil, Landini è stato criticato da sinistra per la sua posizione autonomista rispetto alle dinamiche elettorali. Che ne pensa?
«È la conseguenza del fatto che il lavoro non è più al centro del conflitto politico, che gli iscritti ai sindacati si sono, diciamo così, secolarizzati; che i sindacati hanno subito una torsione corporativa. E poi il centro-sinistra, ammalato gravemente di governismo, ha passeggiato dentro i recinti della Ztl della società e non ha più visto, da troppo tempo, le periferie sociali, il non lavoro, il lavoro precario, il lavoro sempre più povero. Oltre i profili ideologici, la realtà entra in campagna elettorale tra crisi economica e caro bollette».
Come si aiutano famiglie e imprese con un autunno di grandi difficoltà alle porte per i costi energetici?
«C’è un posto in Europa in cui le bollette vengono tagliate e l’energia non è più un problema di vita o di morte dell’economia. Si chiama Portogallo, dove le fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico) coprono l’85% della produzione energetica. Qui da noi pesa, a destra e al centro della politica, la lobby delle fonti fossili e il tema energetico viene agito con il consueto terrorismo psicologico da parte di chi vuole scientificamente impedire un cambiamento vero, una conversione necessarioa per ragioni ecologiche oltre che economiche: dai combustibili fossili all’energia del sole e del vento e all’idrogeno verde . Ma se Salvini parla di centrali nucleari come se fossero mulini o fattorie da disseminare per i belpaese, insieme ovviamente a inceneritori e altre bellezze, e se Calenda e Renzi gli vanno dietro, penso che l’effetto finale potrebbe essere catastrofico».
Il M5S sta polarizzando la campagna elettorale sul reddito di cittadinanza. Non si corre il rischio di ri-alimentare una narrazione sul sud dipendente solo dall'assistenzialismo?
«Migliorare lo strumento si può e si deve fare, ma mai dimenticare che il reddito di cittadinanza è un argine alla povertà assoluta. Ovviamente gli ammortizzatori sociali non sono in alternativa alle necessarie politiche di sviluppo, a condizione che il Sud non venga assassinato da quella che Gianfranco Viesti ha chiamato “la secessione dei ricchi”».
Meloni a Palazzo Chigi: teme un rischio di svolta autoritaria?
«Il suo modello è Orban, non De Gasperi. La sua storia è quella del neo-fascismo romano. Come non essere preoccupati?».
Le coalizioni non sono coese nei programmi. Sulla politica estera e la guerra come si conciliano le posizioni di sinistra italiana con quelle del Pd?
«Lo chiede a me che sono un militante pacifista? A me dispiace che l’unico discorso pubblico capace di cogliere la realtà funesta di una “terza guerra mondiale a pezzi” sia quello di Papa Francesco. Vorrei un centro-sinistra capace di rompere il pensiero unico della guerra, diciamo che lotto per questo, e voto per l’alleanza eco-pacifista tra Sinistra Italiana e Verdi…».
In Puglia tanti auspicano un suo ritorno all'impegno diretto in politica...
«Intanto torno nella mia terra per dire ai delusi e agli indecisi: non regaliamo l’Italia a questa destra, non facciamoci del male».