Venerdì 21 Novembre 2025 | 14:05

La libertà femminile vista attraverso le scene della serie «Inganno»

La libertà femminile vista attraverso le scene della serie «Inganno»

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

La libertà femminile vista attraverso le scene della serie «Inganno»

La serie mette in scena un paradosso: una società che proclama la libertà individuale, ma che giudica duramente chi si discosta dai modelli dominanti

Venerdì 21 Novembre 2025, 13:40

La serie Inganno offre uno sguardo tagliente sulla condizione femminile contemporanea, mostrando quanto sia difficile, per una donna, restare fedele a sé stessa in una società che continua a chiedere conformità più che autenticità. Le protagoniste si muovono in un mondo apparentemente moderno, dove le possibilità sembrano infinite, ma dove spesso i ruoli restano ancora rigidi: madre perfetta, compagna irreprensibile, professionista sempre equilibrata, figlia riconoscente, donna «ragionevole». La pressione non arriva solo dall’esterno: si insinua nelle relazioni, nella famiglia, nello sguardo degli altri e, a volte, persino nello sguardo che la donna rivolge a sé stessa.

La serie mette in scena un paradosso: una società che proclama la libertà individuale, ma che giudica duramente chi si discosta dai modelli dominanti. La donna che cerca la propria voce è subito etichettata: troppo emotiva, troppo ambiziosa, troppo indipendente, troppo sensibile, troppo disinvolta. L’eccesso, e non l’autenticità, diventa il metro della condanna. Così, restare fedeli a sé stesse diventa un esercizio di resistenza quotidiana: contro il giudizio familiare, contro la paura di deludere, contro le aspettative affettive che richiedono sacrifici silenziosi.

Nel racconto, ogni personaggio femminile vive una tensione costante tra chi è e chi «dovrebbe» essere. Il nucleo familiare — che dovrebbe essere spazio di sostegno — spesso diventa il primo luogo in cui la donna deve giustificare le proprie scelte. Se è troppo indipendente, rompe gli schemi; se è troppo dentro la relazione, è accusata di dipendenza. Inganno mostra con precisione questo doppio legame: qualunque scelta faccia, la donna è passibile di giudizio. In questo clima, mantenere la propria integrità non è solo una decisione personale, ma un atto politico e affettivo insieme.

La difficoltà di rimanere fedeli a sé stesse nasce dalla sovrapposizione di ruoli: amante, madre, figlia, collega, compagna. Ogni ruolo contiene aspettative non dichiarate, e spesso incompatibili tra loro. La protagonista si ritrova così a vivere una distanza sottile tra il suo sentire e ciò che le viene richiesto. Non è ingannata solo dall’altro, ma anche dalle narrazioni collettive che le hanno insegnato a mettere gli altri prima di sé, a sacrificare i desideri in nome della stabilità, a considerare l’armonia familiare più importante del proprio benessere emotivo.

Rimanere fedele a sé stessa, per la donna di Inganno, significa recuperare il diritto all’ambiguità, alla complessità, alla fragilità e al desiderio. Significa riconoscere che la verità personale non coincide sempre con il ruolo sociale. È un atto di emancipazione silenziosa, che non passa attraverso slogan o ideologie, ma attraverso un ascolto profondo di ciò che si è, al di là delle maschere che la società impone.

La serie ci invita a guardare questa fedeltà interiore come un percorso fragile ma necessario: non una fuga dalle relazioni, ma un modo per abitarle in modo più autentico. Perché la vera liberazione femminile non sta nell’essere perfette, né nel conformarsi ai modelli di indipendenza imposti dall’esterno, ma nel potersi dire la verità, anche quando questa verità non piace agli altri.

E l’inganno più grande, ci suggerisce la serie, non è quello che gli altri fanno alla donna, ma quello che la donna rischia di fare a sé stessa quando rinuncia alla propria voce. La sua emancipazione comincia proprio quando decide di ascoltarla.

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