Martedì 11 Novembre 2025 | 15:41

Elogio di Giacomo Casanova tra curiosità e libertà nell’avventura della vita

Elogio di Giacomo Casanova tra curiosità e libertà nell’avventura della vita

 
Gianfranco Dioguardi

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Gianfranco Dioguardi

Elogio di Giacomo Casanova tra curiosità e libertà nell’avventura della vita

Casanova interpreta l’avventuriero come individuo dominato dalla curiosità del conoscere per il quale l’esistenza costituisce costante «ricerca» del nuovo attraverso le esperienze emergenti in sempre nuove avventure auspicate per soddisfare il suo desiderio del sapere

Martedì 11 Novembre 2025, 13:57

Con il 2025, si celebrano i trecento anni dalla nascita di Giacomo (Girolamo) Casanova (Venezia 2 aprile 1725-Dux Boemia 4 giugno 1798), usualmente considerato lo stereotipo di «avventuriero», oggi adeguatamente festeggiato da uno stupendo coinvolgente libro-trattato redatto da Gianluca Simeoni e Antonio Trampus dal titolo Alfabeto Casanova su episodi tratti dalla sua Storia della mia vita (Mondadori, Milano 2024).

Avventuriero: secondo il Vocabolario della lingua Italiana Zingarelli indica «Chi va in giro per il mondo cercando con ogni mezzo di fare fortuna» quindi per estensione «imbroglione, di pochi scrupoli», ma anche «che ama l’avventura», ovvero un «avvenimento insolito, emozionante, imprevisto […] straordinario, rischioso o audace […]». E il Settecento illuministico generò molti avventurieri che rifiutarono le guerre scrivendo trattati sulla pace perpetua per essere liberi di viaggiare in cerca di sempre nuove avventure.

Il caso, nelle sue imprevedibili manifestazioni, mi ha fatto incontrare un avventuriero di professione, Ange Goudar (1708-1791), originario di Montpelier, amico - forse meglio dire conoscente - di Casanova che incontrò a Londra la bella Sara, destinata a diventare sua moglie, sul quale mi sono intrattenuto in Un Avventuriero nella Napoli del Settecento (Sellerio, Palermo 1983), un saggio che mi introdusse anche alla vita di Giacomo Casanova. Il quale così lo definisce in una lettera inviata da Praga al conte Massimiliano di Lamberg il 28 luglio 1787: «…Veniamo a Goudar; e quando vorrete sapere qualche cosa di vero su tutti gli Avventurieri della terra, nostri contemporanei, venite a casa mia perché li ho conosciuti tutti funditis et in cute. Goudar nativo di Montpellier (fratello dell’Autore della Grammaire de l’honnéte homme), uomo di spirito, ruffiano, ladro al gioco, spia della polizia, falso testimonio, scaltro, ardito e sconcio, nel 1776 trovò a Londra, in una birreria, una bellissima ragazza irlandese. La prese con lui: e mi disse di averla sposata in seguito […]». (Epistolario 11759-17981 di Giacomo Casanova a cura di Piero Chiara, Longanesi Milano 1969).

Al mio libro Leonardo Sciascia scrisse una introduzione nella quale afferma: [gli avventurieri] «[…] questi “cavalieri d’industria”, questi dilettanti di ogni sapere di solito non privi d’ingegno e vocati a una vita vagante e svagata, imprevidente e imprevedibile. Fondamentalmente, sono dei giocatori d’azzardo. Azzardano tutto e su tutto sempre. Ma nell’azzardo hanno bisogno di una sola sicurezza: una donna che, per temperamento o per amore, dolcemente li assista nel loro azzardare e ne sia parte o posta. Senza una donna al loro fianco – la stessa o di volta in volta diversa – sono perduti. […]».

Ho avuto modo di approfondire le attività di Goudar e Casanova colpito in particolare dalla diversa funzione femminile svolta nei rapporti con i due personaggi, appassionandomi sempre più all’esistenza del celebre veneziano, alla sua eccezionale personalità anche se poco elogiata in contrapposizione al significato spregiativo di avventuriero che può invece essere meglio attribuito proprio ad Ange Goudar nonostante le sue frequentazioni con personaggi illuminati come la veneziana Caterina Dolfin Tron (1736 -1793), famosa per la sua biblioteca. Sull’argomento un approfondito studio è stato fatto da Bruno Capaci in Il tavolino della Dama – lettere e letture di Caterina Dolfin Tron in Studi Veneziani XXXI (1996).

Casanova interpreta l’avventuriero come individuo dominato dalla curiosità del conoscere per il quale l’esistenza costituisce costante «ricerca» del nuovo attraverso le esperienze emergenti in sempre nuove avventure auspicate per soddisfare il suo desiderio del sapere. Un’ansia di ricerca che avrebbe potuto anche renderlo un significativo scienziato. Questa sua tendenza si manifesta in varie occasioni, come per esempio nell’aver coltivato a Zara l’amicizia con Simone Statico, matematico e scienziato docente a Padova e poi a Pavia. E forse non è un caso che abbia scritto Solution du probleme deliaque (Dresda 1790), Corollaire a la duplication de l’Hexaedre (Dresda 1790), Demonstration geometrique de la duplicaion du cube (Dresda 1790), A Lèonard Snetlage (1797). Secondo Margherita Sarfatti sono «saggi di alta matematica […] studiati e lodati dall’illustre scienziato francese Charles Henry, che li riscontrò esatti e persino profetici per talune intuizioni e li affermò degni in certo senso dello “spirito geometrico” di un Pascal (in Margherita Sarfatti, Casanova contro Don Giovanni, Mondadori Milano 1959).

In Casanova prevale sempre la curiosità di conoscere l’ignoto che lo porta alla ricerca dell’avventura come strumento per apprezzare la diversità, elemento caratteristico del mondo. In questo l’intellettuale veneziano è un ricercatore solitario e la solitudine diviene caratteristica fondamentale del suo carattere anche nelle multiformi vicende che lo vedono protagonista. Una solitudine che si manifesta nell’ansia quasi spasmodica di viaggiare, ma anche nelle esperienze emergenti dalle tante avventure amorose che - a mio modo di vedere - sono intraprese proprio per l’ansia di scoprire la diversità. E che cosa di più diverso può esistere dall’essere umano, in particolare nelle manifestazioni femminili sempre così enigmatiche e misteriose: sì! Proprio le donne come espressione del diverso da scoprire attraverso una costante ricerca dell’ignoto insito nel loro essere. Così il sesso diventa strumento di analisi e di conoscenza di un sapere che troverà spazio nei tanti saggi filosofici e di varia cultura che hanno preceduto la storia della sua vita. Perché Casanova fu uno scrittore importante e completamente disinteressato a incarichi che lo potessero tenere vincolato e questo lo differenzia sostanzialmente da Ange Goudar. Per il francese la moglie Sara era lo strumento messo in evidenza da Sciascia, per Casanova le sue donne sono solo strumento per appagare la curiosità della ricerca. Ancora secondo Margherita Sarfatti nel suo Casanova contro Don Giovanni ricorda come «Giorgio II d’Inghilterra a Londra; Federico II il Grande , a Berlino; e la gran Caterina II a Pietroburgo, offrirono invano [a Casanova] ottimi posti stabili. Rifiuta tutte le proposte perché dato il suo umore vagabondo, non vuole essere legato con nessuna catena, neppure d’argento».

E così la sua avventurosa vita si manifesta attraverso quattro grandi ere: la presenza a Venezia e dintorni, la scoperta dell’Adriatico-Mediterraneo, la conquista dell’Europa, la solitudine boema dove i ricordi serviranno ad attenuare i disagi dell’età e della lontananza dalle tante città che lo videro protagonista. E nascerà quel capolavoro letterario costituito dalla Storia della mia vita (1774) .

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