Sabato 11 Ottobre 2025 | 02:23

A Gaza la vergogna della carestia «prodotta» dall’uomo

 
enrica simonetti

Reporter:

enrica simonetti

A Gaza la vergogna della carestia «prodotta» dall’uomo

L’accusa lanciata dall’Onu in un agosto vacanziero e desolato di umanità lascia senza parole: per la prima volta è stata formalmente riconosciuta una carestia conclamata, che è solo a pensarci un macigno

Domenica 24 Agosto 2025, 13:24

Carestia. Nell’era delle pance strabordanti, della dieta crudista e del digiuno intermittente, assumiamo come realtà possibile che in una striscia del mondo vi sia la carestia «indotta dall’uomo». Non è quella che colpì l’Europa trecentesca, soprattutto quella del Nord, cominciata da un cattivo clima e dai cattivi raccolti. Non è quella purtroppo diventata «strutturale» in alcuni Paesi africani e indiani, non è la siccità, non è l’inedia della fame che la Fao registra di anno in anno.

È una carestia prodotta dal blocco di aiuti umanitari verso i popoli di Gaza, una catastrofe provocata da una ripicca politica, un modo di usare l’arma della fame su popoli che forse si sentono ben lontani dai palazzi della politica e dai tendoni delle fazioni in lotta da sempre su una terra sfortunata.

L’accusa lanciata dall’Onu in un agosto vacanziero e desolato di umanità lascia senza parole: per la prima volta è stata formalmente riconosciuta una carestia conclamata, che è solo a pensarci un macigno. Manco una peste decisa a tavolino, manco una fame brandita come battaglia. «È causata dalla crudeltà, giustificata dalla vendetta, resa possibile dall’indifferenza e sostenuta dalla complicità», ha detto in un’amara conferenza stampa un signore dal nome Tom Fletcher che come lavoro fa il responsabile umanitario delle Nazioni Unite. Non un politico, non un passante qualsiasi. Le sue parole sono il frutto di una ricerca dati sul territorio, tra i bambini con gli occhi che ora appaiono grandi come scodelle, perché il volto è scavato, le ossa emergono, la pelle è così tirata da apparire trasparente. Tom Fletcher ha puntato il dito contro i leader politici dello Stato ebraico che - ha ripetuto - hanno provocato questa situazione per punire i palestinesi nel conflitto con Hamas.

È vero, il leader israeliano Netanyahu ha negato su tutta la linea, definendo questa storia della carestia una calunnia moderna, una fake news. Come quella che aveva diramato lui stesso, quando è arrivata in Italia la ragazzina palestinese, poi morta di stenti: hanno detto da Israele era malata di leucemia e questa sì che è stata provata come una bugia autentica. Perché il test post mortem ha rivelato che in realtà è morta di fame e non aveva la leucemia.

Ma il gioco della politica è più forte della fame e i camion di aiuti restano fermi in Egitto, al caldo. Per il primo ministro israeliano è tutto falso e «gli unici ad avere fame sono gli ostaggi»: in questa replica già si capisce una cosa importantissima e cioè che se è vero, lui stesso sta usando gli stessi metodi di Hamas e cioè di coloro che giudica terroristi. Può un capo di Stato essere impunemente e praticamente un terrorista?

Carestia indotta, meditata e attuata. Come il Covid secondo i colpevolisti, come la famosa Carestia delle patate in Irlanda, che cominciò nel 1845 e fu causata dal fatto che il cibo veniva inviato dall'Irlanda all'Inghilterra, solo perché gli inglesi si potevano permettere di pagarlo di più. Pure l’Ucraina degli anni Trenta ha vissuto una situazione simile, altra terra martoriata di continuo, quanto gli oppositori al regime erano stremati dalla fame. Purtroppo gli esempi sono tantissimi e da sempre le guerre hanno alimentato epoche di fame, anche e soprattutto in Paesi come la Somalia, l’Etiopia, il Sudan. Lì, cosche, clan, disordini civili, hanno per certi periodi bloccato la distribuzione del cibo, in zone del mondo in cui non si vive certo nel nostro benessere, purtroppo. Per certi periodi. Cosche e clan. Non Stati, Parlamenti, ministri.

Un economista molto conosciuto come il premio Nobel Amartya Sen, ha fatto notare che nessuna democrazia che funzioni ha mai sofferto una carestia. E questa affermazione pesa sulla nostra storia democratica internazionale, che continua a vivere derive illiberali sotto gli occhi di tutti. Soprattutto quelli dei bambini di Gaza, incolpevoli e a volte chiusi, forse per la stanchezza. Forse per non guardare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)