Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 02:05

Il commercio digitale si evolve di continuo mentre i negozi chiudono

Il commercio digitale si evolve di continuo mentre i negozi chiudono

 
Nicola Didonna

Reporter:

Nicola Didonna

Il commercio digitale si evolve di continuo mentre i negozi chiudono

Come le famiglie attendevano con ansia la tragica notizia dal fronte della morte dei loro cari, così noi assistiamo alle periodiche chiusure dei negozi delle storiche famiglie di commercianti nelle nostre città

Giovedì 21 Agosto 2025, 13:30

Nel commercio locale delle nostre città assistiamo ad un quotidiano bollettino di guerra.

Come le famiglie attendevano con ansia la tragica notizia dal fronte della morte dei loro cari, così noi assistiamo alle periodiche chiusure dei negozi delle storiche famiglie di commercianti nelle nostre città.

Quelli che hanno contribuito a consegnarcele come le possiamo ammirare oggi spesso con malcelato vanto. Uno dopo l’altro devono capitolare alzando bandiera bianca, i più corretti senza lasciare morti per strada, e abbassando le serrande per sempre.

Il nemico si chiama digitalizzazione degli acquisti e le sue armate sono le Big Tech del commercio mondiale on line; quelle i cui proprietari poi si possono permettere di fare anche i filantropi «regalando» milioni a Venezia per comprarla - come si fa con una sala ricevimenti – per celebrare il proprio matrimonio. E noi siamo pure costretti a ringraziare; cornuti e mazziati! E al cospetto di questo strapotere economico cosa possono fare le nostre famiglie bottegaie? Non si tratta più di apparire più belle e attraenti dei concorrenti della strada agli occhi dei consumatori; loro ormai le vedono ma non le guardano più, anche durante la stagione di saldi ormai più una tradizione che un vero toccasana.

Sono utili e belle quando facciamo lo «struscio» in centro perché arredano la città con le loro vetrine e la loro rassicurante presenza, ma quando si tratta di spendere si bada al legittimo risparmio, specie in tempi come questi in cui il potere di acquisto degli stipendi appare come un gelato al sole. E così ai negozianti restano i costi per restare aperti, sempre più alti, ma sfuggono i ricavi per pagare quei costi.

Del resto risultano perdenti sui margini delle singole vendite per lo scarso potere di acquisto e sul margine di contribuzione complessivo, insufficiente se confrontato con i costi fissi: canoni di locazione, utenze, dipendenti.

E ovviamente sono anche questi ultimi, cioè in fin dai conti noi stessi, che patiscono in qualità del lavoro ed entità della retribuzione. Vorrei vedere voi in questa situazione! Qualche commerciante fa finta di ignorare la realtà se utilizza locali acquistati in passato con anni di sacrifici e «tira a campare» continuando a vivere nell’illusione che gli convenga e che il futuro sarà più roseo. Qualcun altro si industria allungando l’agonia «giocando» sul valore delle rimanenze per occultare, anche a se stesso, le perdite accumulando debiti con banche, fisco ed enti previdenziali sino a quando il «gioco» regge.

Dopo si arrende allo strapotere nemico e scarica su tutti noi le conseguenze della crisi dell’impresa presentandoci il conto sociale in termini di tributi non pagati e occupazione persa. E le nostre città si desertificano progressivamente nella nostra incuranza, come se fosse una inevitabile morte annunciata.

Ora ci voleva anche l’Intelligenza Artificiale a complicare le cose e a rafforzare l’arsenale bellico delle Big Tech con l’ultima infernale scoperta dell’Agentic ecommerce. Praticamente un personal shopper virtuale. Come noi prima chiedevamo all’amico del cuore di accompagnarci a fare compere, ora Amazon – sì proprio quella che ha affittato Venezia – e che ci ha rubato l’anima e che ci conosce meglio di nostra madre, ci fa proposte fatte su misura. Conosce i nostri gusti, le nostre abitudini, le nostre disponibilità finanziarie, la nostra periodicità negli acquisti – da noi regalategli grazie a consensi dati spesso con troppa facilità – e ci propone il «Buy for me».

E Amazon non è il solo; è già in buona compagnia di Walmart, Mastercard, Visa, PayPal, Klarna. È come avere un assistente personale per gli acquisti e per i pagamenti; ci suggerisce cosa comprare e come pagarla, eventualmente ratealmente. E i nostri negozi di città come possono reagire? Bisogna invertire la rotta e velocemente! Attendere passivamente dietro la vetrina non è più possibile, bisogna attaccare.

Bisogna sistematizzare la conoscenza dei desideri dei clienti, le loro esigenze e andare a stimolarli e assisterli prima che acquistino dal nemico on line. Del resto anche il Buy Now Pay Later, nato in rete, una volta compreso dalla rete dei dettaglianti, sta registrando tassi di incremento imponenti aiutando non poco le vendite; certo, c’è il risvolto del tasso di indebitamento del consumatore, ma questa è un’altra questione. E allora perché ogni negozio non può creare il proprio personal shopper virtuale? Servirebbe anche a razionalizzare gli acquisti, la logistica, a ridurre le giacenze di magazzino, i fabbisogni finanziari, i ricarichi e i prezzi.

In una parola potrebbe consentire di rendere più sostenibile la gestione dei negozi. La guerra, ce lo insegnano i fatti di ogni giorno, si combatte con le stesse armi del nemico.

Solo l’innovazione ci potrà salvare dagli armadi pieni di cose ordinate on line consegnate in un giorno e dalle città con vetrine vuote e spente. Bisogna agire, altrimenti il bollettino di guerra è destinato ad allungarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)