Tangenti contro bambini innocenti trucidati. O sequestrati dall’Ucraina da tre anni e mezzo e deportati dal pluriricercato Putin Vladimir. Oltre centomila e forse di più bimbe e bimbi, nel frattempo divenuti adolescenti, altri giovani adulti e reclutati per combattere contro il proprio Paese. E ancora. Proteste contro reclutatori ucraini, su un piatto, e crimini di guerra russi in Ucraina sull’altro della stessa bilancia. E l’enfasi per la marcia indietro sulla legge anti-corruzione e i cambi al vertice delle forze armate ucraine, l’ultima quella dell’Aeronautica.
Benvenuti nella narrazione occidentale sulla più atroce aggressione scagliata da un membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la «russia», con la minuscola, come ha stabilito l’Accademia dei Lincei ucraina, su un Paese sovrano e indipendente. Illegalità presunta contro terrore e genocidio.
Perché l’ha ripetuto per l’ennesima volta l’altro giorno il perdente Putin insieme al suo vassallo Lukashenko: l’Ucraina è sua. Come pure Estonia, Lettonia, Lituania. Ma a questa criminale follia che sta provocando ogni giorno decine di migliaia di morti, più russi che ucraini, nessuno in Occidente dà più conto. «Mutismo e rassegnazione» dicevano gli anziani alle giovani reclute un tempo sotto le armi. Lo stesso ripete il mainstream da ultimo in Occidente, anche sotto gli ombrelloni delle nostre belle spiagge pugliesi, ancora una volta meta preferita di turisti. Anche russi. E così mentre da noi, laggiù in mezzo al mar, ci sono tavole da surf e pedalò, sulle spiagge di Odessa i bagnanti raccolgono i resti dei droni iraniani, per evitare che i bimbi, i pochi ancora sopravvissuti, si facciano male.
Per questo, lo sconfitto inquilino del Cremlino prosegue il suo genocidio. Perché sa che qualunque ha fatto, fa e farà la democratica Europa, per giunta in piene vacanze agostane, bene o male lascerà correre. Certo, a modo suo sta reagendo, con sanzioni, ennesime, che colpiscono il paese aggressore di Kyiv, ma non lo abbattono. Perché Putin è colpito, tribolato, sconvolto, ma ancora non sconfitto. Umiliato da ogni parte e cerca di nasconderlo con la propaganda di regime e con il terrore.
Soprattutto in questi ultimi giorni, prima della sua resa. Ultimi? Stiamo tutti con il naso all’insù, noi europei, ad aspettare la manna dal cielo di Trump, forse. Tanto che non ci rendiamo conto quanto potrebbe essere invece vicina la fine di un’epoca per questa nuova «russia», con la minuscola.
Perché basterebbe poco. Per esempio, superare una delle tante linee rosse immaginarie fissate in questi tre anni e mezzo dal joker Putin e rompere questo stallo con una mossa a sorpresa. E così assumersi la responsabilità di coprire i cieli ucraini dal Donbass a Lviv con ogni mezzo, compresa l’aviazione di Paesi europei. Per salvare l’Unione Europea, non l’Ucraina.
Continuano invece gli allarmi dei raid aerei russi, anche su Kyiv, anche ora, mentre si scrive. Nel mutismo e nella rassegnazione europea che scruta il cielo ucraino indicato dal dito Trump, invece di concentrarsi sul terrore russo. Per quanto ancora?