Il Paese sarà in preda ai cinghiali. Di qui a poco, sarà la loro era. Ma non quella del cinghiale bianco di una delle grandi opere di Franco Battiato bensì di quelli che infestano le nostre terre con scorribande oramai notturne (e non solo) nei perimetri urbani. Quei suidi selvatici, che unitamente ai canidi allo stato brado, sono diventati i padroni di tutto ciò che è abbandonato e trascurato nonché portatori di peste e tubercolosi.
Dal fallimento delle politiche demografiche, di quelle della tutela del paesaggio e delle tradizioni, dell’agricoltura posta a tutela dei piccoli proprietari incentivati dal compendio agricolo (che ahinoi il ministro Lollobrigida e tanti assessori regionali non sanno neppure cosa sia) emerge una responsabilità pluridecennale di tutti i partiti. Lo certifica il Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI) 2021-2027, presentato lo scorso mese di marzo. Lo fa esplicitamente senza giri di parole.
Con questo mette in evidenza come le politiche di programmazione sono fatte trascurando del tutto i dati demografici, le proiezioni, le intenzioni dei giovani, ma soprattutto senza una logica di insieme. Tutti i partiti hanno blaterato sulle virtù del PNRR, agendo però in modo che lo stesso divenisse l’ulteriore più grande strumento finanziario UE destinato a fare la fine dei soliti. Poche le infrastrutture che avrebbero potuto rivoluzionare il Paese, troppe le manutenzioni ordinarie finanziate e i progetti di piccolo interesse generale. Insomma, si è buttata a mare la più grande occasione di sempre, con a valle la costosa restituzione del contributo europeo nella parte eccedente i 70 miliardi circa di euro dispensati a fondo perduto.
Questo dossier, nel quale viene tracciata la visione strategica 2021-2027 del Governo per le aree interne, è causa di una preoccupazione profonda, di una depressione di massa per tutti quei milioni di abitanti dei comuni delle aree interne. Una condizione di disagio che, se estesa a tutto il territorio che in continuità unisce i confini di siffatte realtà comunali, è suscettibile di trasformarsi nel terrore delle conseguenze dell’abbandono, ove per ritrovarsi per bere un bicchiere di vino si avrà bisogno dei «Cacciatori Calabria», quell’unità speciale dell'Arma dei Carabinieri che si destreggia in Aspromonte per la cattura dei latitanti.
Il contenuto del PSNAI è a dir poco allarmante, nella parte in cui vengono scanditi gli obiettivi da conseguire partendo dalle realtà comunali attuali delle aree interne, tenuto conto che la popolazione anziana aumenta molto di più della popolazione giovanile. I decessi sono divenuti molto più numerosi delle nascite, facendo diventare la popolazione giovanile-adulta minoritaria rispetto a quella anziana, tenuto conto altresì del fenomeno migratorio della popolazione scolarizzata.
Una presa d’atto che ha fatto sì che la Ragioniera Generale dello Stato, Daria Perrotta, nel corso di un’audizione parlamentare ha ritenuto indispensabile affiancare il bilancio dello Stato con un «bilancio demografico».
Nelle pagine 45-46 del PSNAI è leggibile la trama di un thriller ossessivo per la Nazione intera. Viene specificata, nel quarto degli obiettivi, una diagnosi nefasta con l’affermazione che un «numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività».
A peggiorare le cose è la prognosi, anticipatrice di un doloroso decesso multi municipale. Ciò in quanto il Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri, piuttosto che proporre soluzioni, dichiara una inaspettata resa incondizionata, senza neppure negoziare sui prigionieri. Afferma, infatti, che con una immaginabile preoccupazione sociale che «Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita».
Insomma, dalle condizioni progettuali dichiarate dal Governo si ricava l’ingresso a regime di una sorta di eutanasia delle realtà comunali delle aree interne, ridotte cosi dal disinteresse che i vari Esecutivi (tutti) hanno dedicato alla periferia interna del Paese che rappresenta ancora oggi una attrattività storico-culturale non rintracciabile altrove. Occorre sottolineare che in essi si trovano altresì insediati da secoli popolazioni di altre etnie nazionali, su tutte quelle arbëreshë, greca e occitana, che con decisioni irresponsabili perderebbero persino l’impronta della loro testimonianza nell’Italia che le ha accolte.
Nel PNRR, infine, la dimostrazione delle contraddizioni di una politica che fa di tutto e il contrario di tutto. Come 7.217 progetti destinati ai piccoli Comuni, dei quali solo 507 senza progettazione a fronte degli altri in esecuzione o già realizzati, che il PSNAI ritiene oggi destinati alla dissolvenza.