Cristo non si è fermato a Matera. È proprio così, Matera da tempo non ha una classe dirigente pubblica accettabile. Il nuovo sindaco della città ha perso un’importante opportunità: quella di nominare una giunta utile idonea per amministrare la città… non ha maggioranza in consiglio comunale e, invece di individuare personalità dal profilo autorevole di rilievo almeno nazionale, ecco che invece tutto si è risolto a livello locale senza offrire emozioni a una comunità che da decenni viene mortificata.
Matera in campo antropologico è un «must a livello mondiale» e l’obiettivo prioritario della città è la realizzazione del suo «Museo Etno Demo Antropologico» che comprende l’ambito 22 del piano biennale dei Sassi e l’antistante altopiano murgico fino al sistema delle antiche cave di tufo sotto un’unica gestione e con un Dipartimento Formativo affidato a Università qualificate del settore. Accanto a questo obiettivo ce n’è un altro non meno ambizioso che è l’elaborazione del piano di gestione del Teatro Duni che grazie a un architetto competente e molto generoso la città potrà riavere.
Son queste realizzazioni che destagionalizzeranno le tante strutture ricettive che in questi ultimi anni sono sorte. La città è stata Capitale Europea della Cultura ma il suo piano attuativo in quegli anni precedenti il 2019 è stato gestito da «Longobardi» che hanno tradito la cultura. Hanno puntato tutto sulla comunicazione e sugli eventi. Nei Sassi tanti vicinati e tante corti che rappresentavano gli spazi delle relazioni tra i residenti e non solo son poi diventate foresterie e attrezzature per ristoranti e alberghi.
Dunque l’attacco al patrimonio culturale della città è stato devastante e tutto è stato banalizzato, anzi «turisticizzato». E la sussistenza della Fondazione a suo tempo costituita per gestire il programma della Capitale Europea della Cultura ancora esiste. Il paradigma sociale che la classe dirigente pubblica in quell’epoca ha rivolto alla comunità cittadina è stato: «Andate e arricchitevi».
Nei decenni del secondo Novecento in città è sempre prevalso un serio severo controllo pubblico sugli atti amministrativi dei progetti di cambiamento urbano mentre negli anni che han preceduto il 2019 tutto è stato realizzato con il «Piano Casa» e le varianti urbanistiche sono diventate varianti edilizie… C’era un grande progetto di cambiamento urbano per il recupero di un’area marginale della Città rappresentato dal Mulino Alvino dall’area ex Barilla e dal vecchio stadio del calcio… nulla è stato realizzato. Si può ritenere normale che il vecchio Mulino Alvino, destinato da una Delibera di Consiglio Comunale a diventare un museo un centro di ricerca sul mondo del paesaggio rurale della città e non solo, sia poi diventato un banale enorme e non certo esaltante Centro Ricettivo? Si può ritenere normale che piazza della Visitazione, dove negli anni 60 meritoriamente fu realizzata la ferrovia cittadina interrata con stazione altrettanto interrata come si fa in tutte le città intelligenti sia poi diventata nel 2019 nuovamente «Piazza della Stazione» con l’emersione di un edificio adibito a stazione progettato da un professionista milanese?
In quell’area dopo l’interramento ferroviario sono stati espletati ben due Concorsi di Progettazione Internazionale ed entrambi hanno stabilito che quell’area dovesse diventare un Centro Civico Cittadino utile a cucire la città nuova con il suo centro storico. Si può concepire l’approvazione del progetto di demolizione e rifacimento dell’Hotel Palace dopo tanto dibattito?
Insomma tanta disinvoltura e tanta irresponsabilità. Matera negli anni ‘80 ha ottenuto dal Parlamento Nazionale la Legge di recupero dei Sassi con una dotazione finanziaria importante e negli anni ‘90 è stata inserita dall’Unesco nel Patrimonio mondiale dell’Umanità grazie all’azione diligente delle classi dirigenti pubbliche di quelle epoche… Oggi invece parliamo di «over turismo» che ha reso la città un parco intrattenimento!
Nella vita bisogna sempre studiare e imparare fuori da ogni egocentrismo e autoreferenzialità. Quando nel primo decennio di questo secolo come vicepresidente della Fondazione bancaria Carical mi sono occupato della realizzazione del museo etno demo antropologico della città, avviai in quell’epoca un grande dibattito pubblico e nominai un importante Comitato Scientifico presieduto dal prof. Clemente presidente degli Antropologi Italiani. Ne facevano parte il vice presidente del CNR il rappresentante del Dip. Antropologia dell’Università di Basilicata e i due direttori artistici dei Musei Antropologici di Parigi e Lisbona. Ho imparato tanto da quell’esperienza. Serve utilizzare le potenzialità di una città straordinaria di fronte alla quale tutte le porte si aprono… Trovi il coraggio, Sindaco, di aprire quelle porte. Non c’è futuro senza un cuore antico.