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Il riscaldamento globale e quella fragilità delle società umane

 
Enzo Verrengia

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Enzo Verrengia

Il riscaldamento globale e quella fragilità delle società umane

«Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale» fu l’allarme lanciato dal presidente Mattarella fin dal 2019, dopo avere visitato i luoghi del Vajont e sorvolato le foreste del Veneto abbattute dalla tempesta di vento dei mesi precedenti

Martedì 08 Luglio 2025, 13:00

«Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale» fu l’allarme lanciato dal presidente Mattarella fin dal 2019, dopo avere visitato i luoghi del Vajont e sorvolato le foreste del Veneto abbattute dalla tempesta di vento dei mesi precedenti. Entro la fine del XXI secolo, le temperature aumenteranno fra i 2 e i 4,5 gradi centigradi, con un picco di 6 gradi nel 2100. La più visibile conseguenza è la crescita della densità di vapore acqueo nell’atmosfera dovuta alla maggiore evaporazione dei bacini acquiferi. Già dal 1970 a oggi l’incremento è stato del 4%. 2.000 climatologi hanno compilato un rapporto sulla sovrabbondanza di anidride carbonica nell’atmosfera. Lo squilibrio favorirebbe una concentrazione di CO2 in eccesso del 44%, con il risultato di far salire le medie di 1,2 gradi al di sopra delle previsioni. Le conclusioni del documento: «È altamente probabile (più del 95 per cento di probabilità) che il riscaldamento osservato nell’ultimo mezzo secolo non possa essere spiegato senza un’influenza esterna (l’attività umana)».

Il 22 aprile 2004 apparve un servizio su Nature, dove si riprendevano le perturbazioni osservate su Giove, spazzato tutt’ora dall’immane tempesta anticiclonica iniziata almeno 300 anni fa, la Grande Macchia Rossa, situata 22 gradi a sud dell’equatore. L’origine potrebbe scaturire da un progressivo riscaldamento dell’atmosfera, composta di sostanze gassose come l’idrogeno e l’elio, e percorsa da venti che soffiano alla velocità di 500 chilometri orari.

Il 20 settembre 2005 si ebbe una singolare segnalazione della NASA: «Da tre estati marziane di seguito, i depositi di biossido di carbonio ghiacciato al polo sud di Marte si sono ristretti, indicando un cambiamento climatico in corso». Entrambi i casi, quindi, sono stati messi in relazione a un’anomala attività del sole.

Al Laboratoire de Physique Stellaire et Planetaire di Verrieres-le-Buisson, in Francia, hanno un’altra risposta, che risale a una relazione del 15 luglio 1978, decenni prima degli allarmi climatici. Il sistema solare, muovendosi lungo l’universo in espansione potrebbe stare entrando in una nube interstellare, che provocherebbe un surriscaldamento cosmico.

Il danese Bjørn Lomborg pubblicò un libro molto discusso, L’ambientalista scettico. Secondo l’autore, le capacità naturali di resistenza della Terra metterebbero al sicuro l’umanità da un disastro meteorologico. Nella sezione intitolata «Il vero stato del mondo», Lomborg scrive: «La pioggia acida non ha ucciso le nostre foreste, le nostre specie non stanno morendo come molti hanno preteso, arrivando a prevederne la fine della metà nei prossimi 50 anni: il dato più probabile non supererà lo 0,7%».

James Ballard nel romanzo Il mondo sommerso descrive un’inondazione planetaria da piogge. «Se mai torneremo nella giungla, continueremo comunque a cambiarci per la cena», afferma il biologo Bodkin verso l’inizio di questa cronaca dei superstiti di una Terra futura, dove l’innalzamento delle acque dopo le tempeste solari ha trasformato le metropoli nordeuropee in lagune tropicali. Quando i mutamenti climatici arrivarono davvero, Ballard dichiarò: «Non immaginavo l’effetto serra, ma ero colpito dal comportamento degli europei: in Cina le alluvioni dello Yangtse facevano ogni anno migliaia di morti, nei Caraibi gli uragani spazzavano le popolazioni, e in Europa la gente si godeva una vita piacevole, benché la guerra fosse finita da poco. Ho pensato: che succede se anche l’Europa è colpita da un clima violento come in Cina, in India, in Africa?» E ancora: «La gente parla molto del clima, del Sahara che può valicare il Mediterraneo ed entrare in Italia e in Spagna o degli effetti devastanti sull’agricoltura. Ma a me interessa di più il mutamento psicologico. Mi chiedo: gli europei credono di mantenere il loro stile di vita borghese costruendo un muro più alto in fondo al giardino o ammucchiando sacchetti di sabbia? È un’illusione, la natura è troppo forte: le alluvioni che vediamo negli Stati Uniti già cominciano a infierire sull’Europa. E se i ghiacci si scioglieranno, le città costiere saranno allagate. Londra diverrà come Venezia. E la psicologia cambierà, la gente sarà intimorita, chiederà aiuto, vorrà vigilantes e guardiani. La psicologia della paura prenderà il sopravvento, ci sarà la caccia al capro espiatorio, si perderà il senso della comunità, perché molti resteranno senza casa e senza lavoro e diverranno vagabondi. Una situazione da Medioevo. La società è più fragile di quanto pensiamo».

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