Perché il nome di Leone XIV per il 267° pontefice? In un discorso del 2015 all’Università cattolica di Santo Toribio di Mogrovejo, in Perù, l’allora vescovo Robert Francis Prevost pronunciò un discorso di grande impatto spirituale, culturale e politico. «Abbiamo necessità - sottolineò - di elaborare strategie politiche che consentano di uscire dall’esclusione e dalle disuguaglianze… In questo momento la sfida più grande è l’eradicazione della povertà. Senza raggiungerla non potremo realizzare uno sviluppo sostenibile, integrale, rivolto al bene comune di ciascun essere umano e di tutti gli esseri umani del presente e del futuro e della natura…Nella nostra regione esistono divari tra i più poveri e i più ricchi, tra zone urbane e rurali. In conclusione, abbiamo necessità della genialità umana ben applicata per trovare soluzioni innovative che consentano la piena inclusione sociale».
Riecheggiano concetti e sentimenti sociali e politici, provenienti dal lontano 15 maggio 1891, e quindi in un contesto storico molto diverso, trasmessi da un’Enciclica molto importante, la Rerum Novarum di Leone XIII. La prima enciclica sociale, appunto «Delle cose nuove», propose in un clima sociale di grandi tensione principi, riferimenti teologici, indirizzi, categorie socio-economiche inedite per il mondo cattolico. Da quel momento, molto cambiò nel comportamento della Chiesa. Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, fu criticato ma mantenne la linea, anzi alla Rerum Novarum cominciarono a fare nuovi movimenti, anche di natura politica.
Luigi Sturzo, sacerdote e vicesindaco di Caltagirone, comune siciliano, poi fondatore del Partito popolare nel 1919, ha rivelato: «La lettura dell’enciclica mi fece cambiare idea». Un’opera di Sturzo, La vera vita, sociologia del soprannaturale, ha formato le migliori generazioni cattoliche che hanno scelto l’impegno sociale e politico dopo la prima e la seconda guerra mondiali del Novecento. E non sono mancati i grandi esempi di vita politica radicati profondamenti nei valori spirituali e morali del Cristianesimo.
«Vera vita è quella completa per ogni lato - afferma Sturzo - che corrisponde a tutte le nostre aspirazioni più profonde e forma la più alta sintesi delle nostre potenzialità e attività. Vera vita è quella dello spirito, nel suo più alto stadio, dove solo può operarsi la pacificazione delle intime discordanze e contraddizioni e dove ogni bisogno e dolore trova soddisfazione, conforto, superamento. Tale vita è la soprannaturale, alla quale siamo stati predestinati da Dio. La vita soprannaturale non è per l’uomo una mera aggiunta o una sovrapposizione accidentale alla sua vita di natura, è una vera trasformazione dell’esistenza ed attività umana».
È la stessa, inquieta ricerca di un equilibrio pacificatore da parte di Sant’Agostino. Abitiamo le due città del grande teologo, la civitas umana e la Città di Dio, e l’una condiziona l’altra, in una storia infinita. Ma è lo spirito ad assegnare l’autentica autorità, non il potere della politica e dello Stato che vorrebbero piegare l’umanesimo e la civitas.
Leone XIV è stato accolto come leader globale, l’umanità resa libera dallo spirito spera che sia il «grande pacificatore» e il vincitore contro gli odii tra individui, gruppi sociali e popoli. Questo tornante della storia lo richiede. Siamo alla seconda, forse alla terza grande rivoluzione socio-economica. Quella di Leone XIII fu la risposta alla prima rivoluzione industriale, nata in Inghilterra e poi trasferitasi in Europa. Purtroppo gli Stati cercavano la loro onnipotenza, con due guerre che hanno provocato rovine e decine di milioni di morti.
Leone XIV dovrà indicare la strada per la pacificazione ed essere in grado di favorirla, e dovrà convincere leader e popoli a concordare regole e comportamenti per fare della tecnologia una strada di liberazione dal male sociale ed economico.