Sabato 06 Settembre 2025 | 15:11

Un Primo Maggio di lotta e protesta per il Mezzogiorno

 
Onofrio Introna

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Onofrio Introna

Un Primo Maggio di lotta e protesta per il Mezzogiorno

Le condizioni difficili del lavoro sono la principale delle concause della nuova emigrazione dei cervelli, dal Meridione verso altre Regioni d’Italia e Paesi del Mondo. Il Sud si va spopolando: l’allarme risuona e invita a prendere in considerazione il rischio desertificazione dei territori, prima che sia troppo tardi

Giovedì 01 Maggio 2025, 12:59

Ancora un 1° Maggio di lotta e di protesta per il Mezzogiorno. Non celebriamo il lavoro, ma lo cerchiamo, soprattutto per i nostri giovani. È Festa del lavoro e tale deve restare, giornata di garofani rossi da oltre un secolo, ma non possiamo dimenticare che in Italia l’occupazione corre a due velocità: alta nel Nord, lenta altrove. Nel Centro e ancora più nel Sud continua a mancare. Dove c’è, quasi sempre è precario, malpagato, in particolare per le donne. Così, ragazze e ragazzi, molti di preparazione elevata, sono ancora costretti ad andare altrove in cerca di un futuro. E non tornano.

Le condizioni difficili del lavoro sono la principale delle concause della nuova emigrazione dei cervelli, dal Meridione verso altre Regioni d’Italia e Paesi del Mondo. Il Sud si va spopolando: l’allarme risuona e invita a prendere in considerazione il rischio desertificazione dei territori, prima che sia troppo tardi.

Anche nell’Area metropolitana di Bari i Comuni si svuotano. Si registra un calo in 38 paesi su 41 e nelle aree più lontane va perfino peggio: è calo demografico. Anche i «lontani» Monti Dauni chiedono di non essere abbandonati, di non essere condannati al conseguente deficit finanziario da paura.

Il crollo dei residenti è una minaccia seria, da affrontare risolutamente, perché il deficit demografico è un fenomeno senza ritorno, a causa della denatalità. I nuovi nati non riescono a compensare il rapido invecchiamento della società italiana. I Governi hanno cercato di venire incontro alle giovani coppie, hanno introdotto sostegni alla paternità e maternità, ma i pochi sforzi fatti finora vanno trasformati in un accompagnamento più ampio e organico alla genitorialità. Non è sufficiente un incentivo economico, non basta premiare per indurre a fare figli, occorre aiutare a sostenerli e mantenerli. Ci vogliono più nidi, più asili, anche nelle piccole comunità. Non va trascurato, soprattutto in tutte le nostre città, il problema della casa per le giovani coppie, aggravato dal caro alloggi e dalle sempre minori disponibilità di locazioni per la diffusione di B&B e case vacanza, in un Sud e nella nostra Puglia turisticamente attrattivi.

Serve inoltre una politica seria che guardi ai problemi economici delle nuove famiglie, che consenta al padre o alla madre, entrambi occupati, di potersi alternare al lavoro all’occorrenza, per badare ai piccoli. È indispensabile una politica sociale che guardi al futuro. Perché se non nascono bambini, il numero crescente di anziani, ultraottantenni, addirittura centenari, non avrà nessuno ad assisterli, a soddisfare le svariate esigenze. Con la denatalità, l’assenza di nuovi nati penalizzerà sempre più il mondo del lavoro, a partire dalla nostra agricoltura d’eccellenza, cancellerà le botteghe artigiane e toglierà mano d’opera alle aziende.

Una politica attenta anche al fenomeno della migrazione dovrebbe riflettere che, invece di respingere, è meglio accogliere, con numeri contingentati. Gli immigrati sono una risorsa insostituibile per l’economia italiana, l’agricoltura e l’industria: servono programmi di occupazione, collocamento e formazione di forza lavoro straniera

È il momento di agire. Per cominciare, una soluzione deve passare da un programma nazionale d’intervento contro l’abbandono dei Comuni, la fuga dei giovani verso il lavoro certo, ben retribuito e stabile. Qualche idea forte va trovata. Nell’immediato, si potrebbe partire da una grande Conferenza nazionale, che metta insieme politica e amministrazione, dottrina e sociologia, riunendo Anci, unioni dei piccoli Comuni, Governo, Parlamento, Regioni, Istituzioni, forze sindacali, Università, studiosi, associazioni e chiunque abbia idee chiare e proposte in materia.

Servono una strategia, degli obiettivi chiari e le risorse che il Governo nazionale dovrà investire in un piano strategico per la tutela delle comunità minori e il sostegno ai territori decentrati. Ricordiamo che le aree interne pugliesi individuate dall’Agenzia per la Coesione Territoriale sono l’Alta Murgia, i Monti Dauni, il Gargano, il Sud Salento e Alto Salento.

Si dirà: qual è la proposta? È chiaro che non potrà e non dovrà essere una soltanto. Occorrerà lavorare, di gran lena e il più possibile d’intesa, tra Destra, Centro, Sinistre, perché la questione è seria e non di parte.A titolo d’esempio, quasi di provocazione, metto sul tavolo un’ipotesi d’intervento, che coinvolge gli italiani all’estero, i discendenti dei nostri emigranti, gli oriundi, che non si sentono stranieri e aspirano al riconoscimento della cittadinanza italiana. L’ispirazione arriva dall’area dauna, dove si consolida una comunità di argentini.

Le ricette non mancheranno, intanto è tempo di chiamare alla responsabilità le Istituzioni del Paese. Devono avviare una riflessione su come non abbandonare queste piccole comunità in crisi demografica, ma sostenerle e valorizzarle. Ogni giorno che passa, le forze più giovani e attive vanno via alla ricerca di lavoro. Tutti i soggetti istituzionali e tutti i «volenterosi» sono chiamati a un dialogo responsabile sul futuro delle realtà desertificate.

Il 1° Maggio sia un momento di riflessione, per sostenere il Sud, creando condizioni di lavoro dignitose, che bloccherebbero finalmente questa fuga per necessità, disastrosa per la Puglia e il Mezzogiorno. E non si trascuri la piaga degli infortuni sul lavoro. L’allarme della Cgil non rimanga inascoltato: 74 vittime in Puglia nel 2023. Inaccettabile, la sicurezza dei lavoratori dev’essere una priorità: occupazione è vita, non il contrario. Dal 1 Maggio 2025 auspichiamo la svolta verso la piena e vera occupazione, la parità salariale, anche per le donne, il rispetto della dignità del lavoro e della salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori.

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