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Non siamo alla «fine»: se il pensiero muore quello politico rinasce

 
PIERFRANCO BRUNI

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PIERFRANCO BRUNI

Non siamo alla «fine»: se il pensiero muore quello politico rinasce

Al pensiero che muore ci sono valori che si autodefiniscono. Qui è la prevalenza del politico

Domenica 06 Aprile 2025, 13:15

Siamo realmente esseri politici? Ma da dove nasce questo concetto? Oggi possiamo ancora definirci tali? Aristotele cosa avrebbe detto oggi? Occorrerebbe scavare nelle civiltà e nel tempo che viviamo e soprattutto abbiamo vissuto. Il discorso comunque è molto complesso.

Siamo alla fine del pensiero? Una domanda che si pone da epoche e che resta comunque irrisolta. Ci sono stati passaggi di epoche e processi culturali che hanno caratterizzato le diverse società nei passaggi di tempo. Le società mutano e le culture vivono un contesto di trasformazioni pur portandosi dietro eredità e tradizione. Società culture e identità formano la vita degli uomini in un portato storico e identitario chiamato civiltà.

Proprio nelle civiltà il pensiero muore e rinasce. Le idee muoiono o si trasformano. I valori precipitono e si rinnovano. Le ideologie diventano decadenza e si definiscono in altre forme. Perché allora dico che il pensiero muore? Soltanto morendo può restare come memoria nei popoli e negli uomini. Il pensiero morto crea delle cicatrici che resteranno il «cucito» della storia che offre al Tempo di diventare durata. Morendo il Pensiero si fa patrimonio. Ovvero pater di un viaggio che continua a navigare come un insieme di incipit nel cuore dell’uomo. Anche le civiltà spariscono. Ma tramandano cosa? Non le cose. Ma proprio quel pensiero morto. Soltanto il morire crea Anima. Il Pensiero dunque è Anima.

Ma cosa è il pensiero? È il sentimento che ha la consapevolezza che tutto è macerie tutto è rovina e il senso del tragico e dell’ironia assume una valenza in cui vi è la coscienza del tempo che finisce e che comunque continua ad abitare il tempo. Muore o non muore? Muore ma distruggendosi trasmette coscienza. Non si può essere innovativi se il pensiero non muore.

Al pensiero che muore ci sono valori che si autodefiniscono. Qui è la prevalenza del politico. Ovvero se il pensiero non ha quell’essere pensante non è. Insomma Aristotele è sempre presente. È possibile che possa ancora dominare questa visione? Certo che sì. È da lì che si inizia. Rendere politico il pensiero è rendere l’uomo pensante. Per vivere ciò quel pensiero deve morire. Solo così si supera lo stesso Platone e si giunge a un tempo in cui tutto diventa secolarizzazione. Dopo il Medioevo si secolarizza ogni civiltà. Il dubbio supera la certezza e la verità è un atto politico ovvero filosofico. Siamo alla fine del pensiero? Soltanto morendo diventa Anima.

Un dato religioso esistenziale e antropologico. Ma l’uomo morendo trasmette eredità. Il punto è proprio qui. L’uomo e il pensiero. Quale è la differenza? Resta una domanda che voglio lasciare senza risposta. Ma c’è sempre un’ombra dentro la quale viviamo è quella politica.

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