Martedì 02 Dicembre 2025 | 13:25

Alle regionali pugliesi la spinta da Lecce del civismo progressista

Alle regionali pugliesi la spinta da Lecce del civismo progressista

 
Giuseppe Fornari

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Giuseppe Fornari

Alle regionali pugliesi la spinta da Lecce del civismo progressista

Il risultato della lista Decaro Presidente e, dentro questo quadro, la elezione di Silvia Miglietta in Consiglio regionale, lo dimostrano con chiarezza: l’essere stata la candidata più votata del centrosinistra nella città capoluogo non è frutto di un’onda improvvisa

Martedì 02 Dicembre 2025, 13:00

Le elezioni regionali in Puglia hanno confermato una verità che un pezzo di politica fatica ancora a metabolizzare: quando il civismo è autentico, radicato e capace di visione, diventa non un accessorio delle coalizioni, ma un motore.

Il risultato della lista Decaro Presidente e, dentro questo quadro, la elezione di Silvia Miglietta in Consiglio regionale, lo dimostrano con chiarezza: l’essere stata la candidata più votata del centrosinistra nella città capoluogo non è frutto di un’onda improvvisa. È, al contrario, il riconoscimento politico di un lavoro costruito negli anni, spesso lontano dai riflettori, con serietà e continuità.

Lecce Città Pubblica - della quale Silvia Miglietta è coordinatrice - nasce, cresce e opera come una realtà che mantiene fermo un principio: la politica è servizio, presenza, presidio di diritti e comunità. Non è marketing elettorale. Parliamo dunque di un voto di fiducia nella coerenza di un percorso credibile, e di riconoscimento di un metodo che parte dai bisogni concreti della comunità e delle persone (a partire da quelle più fragili).

Portare questa esperienza in Consiglio regionale significa dare voce a un pezzo di Puglia che spesso resta fuori dalle narrazioni dominanti: quello che chiede inclusione, dignità e politiche nuove per esempio su welfare, sanità e diritto alla abitazione. C’è una frase, che in questi anni abbiamo provato a ripetere come un mantra e che qui vale la pena ribadire ancora una volta: il vero civismo non è - e non sarà mai - una lista usa e getta. Si tratta di soggetti politici stabili, riconoscibili, che, nel caso di Lecce città pubblica e - a Bari - de La Giusta causa, il movimento animato da Michele Laforgia, hanno scelto di stare nel perimetro del centrosinistra non come ospiti, ma come parte integrante del campo progressista.

La differenza non è semantica: è politica. Nel tempo delle sigle effimere e delle ideologia intermittenti, il civismo progressista a Lecce come a Bari ha rappresentato l’opposto: un percorso strutturato, con una cultura politica chiara, valori profondi, una visione che non cambia al mutare del calendario elettorale. Questo radicamento è ciò che a Lecce ha reso possibile il risultato di Silvia Miglietta e che può dare forza ad un progetto anche nella sua dimensione regionale.

In quest’ottica, la lista Decaro Presidente ha rappresentato dal mio punto di vista un laboratorio avanzato di civismo progressista. Il neo Presidente non ha creato un contenitore indistinto, ma ha dato vita ad un’esperienza capace di unire amministratori, esperienze locali, reti civiche e profili con un’identità chiara: pragmatismo, politica dei diritti, buona amministrazione.

Il voto a quella lista ha avuto un significato preciso: la Puglia si riconosce certamente in una leadership forte come quella di Decaro ma nello stesso tempo premia le esperienze politiche che mettono al centro competenza, concretezza e cultura istituzionale, senza imbarcarsi nella deriva del personalismo o dell’anti-politica.

È una domanda di politica «adulta», che non rinnega le forme partito ma non si rassegna a un centrosinistra chiuso su sé stesso. Non mancano tanti osservatori che, come avviene dopo ogni elezione amministrativa, iniziano a porsi la domanda se esperienze come quella di Decaro Presidente, di Lecce Città Pubblica, de La Giusta Causa e di molte altre in Italia possano diventare, insieme, una nuova infrastruttura del centrosinistra in vista del voto del 2027. La risposta è ovviamente prematura e l’operazione per nulla semplice.

Quel che però possiamo dire e che appare certo fin d’ora è che per le prossime elezioni politiche bisognerà avere il coraggio e la forza di tenere insieme una pluralità di voci. Anche quelle più indipendenti ed autonome, radicate ma capaci di parlare a mondi che la politica tradizionale non intercetta più. Vedremo.

Intanto risulta inconfutabile che dove il centrosinistra vince, è quasi sempre perché riesce a combinare la solidità organizzativa del Pd, la freschezza e il radicamento del civismo progressista ed una leadership riconosciuta. La sfida nei prossimi due anni sarà capire se questo, con i necessari aggiustamenti, potrà trasformarsi in un format nazionale. Se l’operazione riuscirà (dentro o accanto al Partito Democratico) il centrosinistra non avrà semplicemente una coalizione più larga: avrà un progetto più solido, più credibile e più vicino alle persone. E sarà anche elettoralmente più competitivo.

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