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Togliamo il «piombo» dalle grandi ali dell’Unione Europea

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Togliamo il «piombo» dalle grandi ali dell’Unione Europea

La frase «l’Ue non decolla, ha le ali di piombo» è una metafora efficace per esprimere la frustrazione verso la lentezza, l’inefficacia o le difficoltà strutturali dell’Unione Europea

Martedì 01 Aprile 2025, 13:00

La frase «l’Ue non decolla, ha le ali di piombo» è una metafora efficace per esprimere la frustrazione verso la lentezza, l’inefficacia o le difficoltà strutturali dell’Unione Europea. Ci sono diverse ragioni - storiche, politiche, economiche e culturali - che spiegano perché l’Ue spesso fatica a diventare una protagonista politica più decisa, coesa e all in. Il perché lo troviamo, non per pescare il pelo nell’uovo, ma nell’incapacità di riformarsi. Probabilmente, pensa di impegnarsi, senza alcuno sforzo, sollevandosi come il Barone di Munchhausen dallo stato di torpore in cui sta. Mentre il mondo esterno è cambiato, - si intende che è cambiata una epoca quella novecentesca con una coda sino all’avvento di Donald Trump-, per via di forze esogene, l’Unione europea, invece, per l’indebolimento delle proprie forze endogene, non accorgendosi che veniva spinta a mano a mano fuori gioco. Il paradosso è che il vice presidente degli Usa, J.D. Vance, considera l’Europa un pericolo più della Russia. Molti Stati membri sono restii a cedere poteri all’Ue, soprattutto in settori chiave come la difesa, la fiscalità o la politica estera. Questo crea un’Unione che è spesso «dimezzata» come il Visconte di Calvino, senza i poteri reali per agire. L’Ue è composta da 27 Paesi - nel caso si allargasse ancora comprenderebbe 35 Stati- con storie, economie, interessi e visioni diverse. Le fratture tra Nord e Sud, Est e Ovest, o tra Paesi «frugali» e Paesi «spendaccioni» rallentano il processo decisionale. Le decisioni europee richiedono spesso l’unanimità o maggioranze qualificate. Tuttavia, le clausole «passerella, che permettono eccezioni alle procedure legislative dapprima previste dai trattati, prevedono procedure che consentono la sostituzione del voto all’unanimità con il voto a maggioranza qualificata oppure la modifica delle procedure decisionali applicabili a specifici settori». Il che rende difficile muoversi simmetricamente e decisionalmente. Ogni compromesso tende a diluire le proposte iniziali. Nonostante decenni di integrazione, l’identità europea è ancora debole rispetto a quella nazionale. Questo limita il sostegno popolare per un’Ue più forte. La crisi dell’euro, la Brexit, la pandemia, la guerra in Ucraina, l’immigrazione: ogni crisi ha messo in luce le debolezze dell’Ue e spesso ha spinto gli Stati a chiudersi su sé stessi, anziché collaborare di più. Molti ambiti fondamentali restano competenza nazionale, creando una governance a più velocità. A volte si parla di «Europa a cerchi concentrici», ma questo crea divisioni, anziché unione. L’Unione Europea è un progetto ambizioso, nato dalle ceneri delle guerre per costruire pace, prosperità e unità. Ma troppo spesso, anziché liberarsi in volo verso un futuro comune, resta a terra, frenata da zavorre pesanti. Le sue ali, fatte di ideali e possibilità, sembrano rivestite di piombo: regole complesse, veti incrociati, paure nazionali, egoismi politici. Ogni volta che l’Ue prova a spiccare il volo - con un trattato, una riforma, una nuova sfida - qualcosa la trattiene. Il presidente dell’Ungheria, Orban, è un frenatore oltre a mettere il bastone tra le ruote. Per cui, necessità - come detto - revisionare il voto all’unanimità. La mancanza di una visione condivisa, la lentezza dei processi decisionali, l’assenza di una vera identità europea vissuta dai cittadini. È come se ci fosse sempre un compromesso in più da fare, una firma in meno, un passo indietro per non rendere precario l’equilibrio. Eppure, le sfide globali – il cambiamento climatico, le guerre, le pressioni migratorie, la rivoluzione digitale, la concorrenza geopolitica - chiedono un’Europa più forte, più unita, più pronta alle sfide e coraggiosa. Togliere il piombo dalle ali significa osare: riformare i trattati, superare l’unanimità, costruire una difesa comune, dare vera voce al Parlamento, investire in una coscienza europea condivisa. Significa anche accettare che l’unità non è uniformità: si può volare insieme anche con velocità diverse, purché la direzione sia comune. L’Europa ha tutto per essere protagonista: economia, cultura, valori. Ma deve volerlo davvero e non a parole. Solo così, liberata dai suoi pesi, potrà finalmente togliersi il piombo delle ali prendere quota e volare alta.

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