Mercoledì 10 Settembre 2025 | 05:11

Troppo «rumore» su Ventotene: quella era un’altra Europa

 
Pierfranco Bruni

Reporter:

Pierfranco Bruni

Troppo «rumore» su Ventotene: quella era un’altra Europa

I difetti storici nascono dalla non conoscenza oppure da una volontà prettamente ideologica nel leggere e interpretare a proprio piacimento quegli scritti politici che sono testimoni da sé attraverso una chiarezza del linguaggio

Venerdì 21 Marzo 2025, 12:30

I difetti storici nascono dalla non conoscenza oppure da una volontà prettamente ideologica nel leggere e interpretare a proprio piacimento quegli scritti politici che sono testimoni da sé attraverso una chiarezza del linguaggio. Ebbene i passi letti da Giorgia Meloni in riferimento al Manifesto di Ventotene corrispondono con lucida chiarezza al vero.

Se poi si vuole dare una interpretazione di altra natura o divergente rispetto alla lucidità espressa nel testo sarebbe auspicabile dirlo. Ma il gran chiasso fatto alla Camera dopo le citazioni del Presidente del Consiglio sul Manifesto da parte delle sinistre non è spropositato.

È la chiara dimostrazione che è stato letto poco e male. C'è certamente una idea di Europa. Ma quella Europa di cui si parla deve essere «socialista». Non è forse vero che si trova scritto che: «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista»? Se ciò non dovesse rispondere al vero (cosa impossibile) si facciano delle controdeduzioni e citazioni dovute.

Se poi si vuole affermare che si tratta di frasi scorporate da un contesto preciso è bene che vada sottolineato. Ma è pur vero che la «filosofia» resta sempre quella. Parliamoci francamente. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, fautori del Manifesto del 1941, non potevano non scrivere, in quel contesto un Manifesto di altra natura. Ovvero azionista e socialista.

Eravamo in una temperie particolare che non è possibile e pensabile comparare con quella di oggi. È inutile continuare a tirare dal cilindro il solito antifascismo. Il Manifesto era stato scritto sulla base di una lettura addirittura kantiana della società. Si discuteva di una Europa «europea» e «nazionalista» in quel processo storico e politico. Non è richiamabile a oggi.

Perché le sinistre continuano a spaginare un passato che non ha nulla a che fare con il nostro presente? È mutato tutto rispetto a quel tempo. Non si può richiamare un passato come ombra del nostro contemporaneo. Non ci sono più reduci. È finito il reducismo.

Quando la Meloni cita il passo in cui si legge: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso», non c'è più Kant. Bensì un certo Rousseau e soprattutto Marx il quale nonostante tutto parla anche di «proprietà borghese» contraddicendosi come sempre perché afferma: «La teoria dei Comunisti può essere riassunta in una singola frase: abolizione della proprietà privata».

Insomma, il Manifesto di Ventotene quanto ha a che fare con il Manifesto di Marx? Credo che il punto sia qui. Poco. Molto poco. Occorre leggerlo. Così è possibile comprendere cosa si nasconde soprattutto dietro i concetti di rivoluzione e proprietà privata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)