Sabato 06 Settembre 2025 | 06:01

Ucraini sempre più soli mentre nell’Ue si discute dopo tre anni di eccidi

 
Francesco Nicola Maria Petricone

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Francesco Nicola Maria Petricone

L’Europa deve cambiare o non sarà mai rispettata dai «grandi» della Terra

Dalla parte dei Meli, sempre. Come loro, gli ucraini assediati si sono appellati da trent’anni al diritto e alla diplomazia, senza potersi sottrarre alla guerra

Domenica 16 Marzo 2025, 14:00

Dalla parte dei Meli, sempre. Come loro, gli ucraini assediati si sono appellati da trent’anni al diritto e alla diplomazia, senza potersi sottrarre alla guerra. Provocata dall’aggressione russa, barbara, non provocata, inconcepibile dopo le conquiste faticose portate da oltre duecento anni di elaborazioni giuridiche nel mondo civile, ispirate al rispetto della persona e alla sua libertà da e di. Libertà da un potere che non sia arbitrio, tiranno, senza regole e garanzie. Libertà di esprimere il proprio pensiero, di associarsi, di criticare il potere. E come i Meli, gli ucraini stanno aspettando che i Lacedemoni, noi europei, intervengano a salvarli dalla schiavitù e la perdita di indipendenza e sovranità. Come hanno già sperimentato in passato, proprio per mano dello stesso aggressore, oggi ricercato dalla Corte penale internazionale per i crimini di guerra di sequestro e deportazione di infanti, bambine e bambini.

Oggetti di consolazione per quegli stessi occupanti che ne rivendicano impunemente il diritto alla proprietà anche sui canali Telegram. Senza vergogna.

Sempre più soli appaiono gli ucraini in questo epilogo che mai avrebbero immaginato. E noi europei con loro. Perché sembriamo aver messo da parte quei nostri principi tanto faticosamente conquistati e enunciati da secoli in Habeas Corpus, Grundgesetz, rule of law, parliamentary sovereignity… Giorno dopo giorno, polverizzati da centinaia e centinaia di chili di bombe sparati da Mosca su ospedali, edifici civili, chiese ucraini. Discutono in queste ore gli emissari di Stati Uniti e Paese aggressore dell’Ucraina del destino dell’Europa. Possibile? Dopo oltre tre anni di eccidi, atrocità, da Bucha a Mariupol, da Irpin a Odessa, Kherson, Kharkiv. Si continua a discutere e parlare in Europa. «Perché noi sappiamo al pari di voi che nelle considerazioni umane il diritto viene riconosciuto in relazione a una uguale necessità per le due parti, mentre chi è più forte fa quello che ha potere di fare e chi è più debole cede».

Possibile che quello che Tucidide descriveva duemilacinquecento anni fa continua ad essere perpetrato oggi? Parla e discute l’Unione europea. E in una parte del suo territorio, lì in Ucraina, si continua a morire e soffrire per una aggressione ingiusta, non provocata, ignobile. Terribile. Ancora più terribile per le motivazioni che la sostengono, da oltre trent’anni. «E non potreste accettare che noi, restando in pace, fossimo amici invece che nemici?» imploravano i Meli agli ateniesi. «No» rispondevano questi «perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, manifesto esempio per i nostri sudditi della nostra debolezza, mentre l’odio lo è della nostra potenza». Oggi in Europa come allora nelle Cicladi. Per quanto ancora?

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