E i conti non raccontano quasi mai ciò che è stato un amore, vero o finto, tradito o fedelmente rispettato, sincero o falsato.
Un amore che non è mai solo il risultato di un impegno, di un progetto, di volontà e di dedizione, ma è anche l’esito del condizionamento della storia personale e della cultura sociale che abbiamo ereditato e contribuito a perpetrare.
Nel caso di Chiara e Fedez è la conseguenza di un’esposizione mediatica continua che ha consentito loro di cavalcare l’onda del successo, della notorietà, dove il sogno si confonde con la realtà e l’idealizzazione è dietro l’angolo.
Ci sono amori da copertina, perfettamente rappresentati, esattamente come in un film con tanto di regia, come quella che può avvenire realmente nella mente di uno dei due partner a scapito di chi è sinceramente coinvolto. E poi ci sono amori perfetti camuffati da crisi in perfetto equilibrio. E non c’è modo di saperlo, o di capirlo, perché il film risponde sempre al bisogno del regista di autoconvincersi del copione che ha creato, che lo rispecchia e lo soddisfa. E così il copione diventa più importante degli attori, fino a quando le aspettative di ruolo non vengono infrante dagli attori stessi e il regista deve constatare che il film è diverso da quello che aveva scritto.
A questo punto sono possibili solo due possibilità, il colpo di scena che riconfigura la storia secondo la variazione emersa con l’improvvisazione o proseguire il film originario sorvolando la realtà con l’immaginazione. Ma il dolore della distonia tra reale e immaginario è forte più del colpo di scena e richiama un’esigenza di recupero della realtà stringente e, allora, nasce il tentativo di ritrovare il messaggio del copione originario. Ognuno cerca dentro di sé quel pezzo di realtà almeno secondo la propria narrazione, provando a trovare un senso al dolore, della fine, della perdita di quei «conti» che non tornano.
Certo non sarà l’agognato palcoscenico, tanto caro agli spettatori, assetati di pettegolezzi, di back stage e retroscena, a restituire la mancanza di verità, né tantomeno il tentativo ritornare sulle tracce del proprio film. L’unica amara ma utile e possibile ripresa dovrà passare dai conti con la realtà, a cui tutti prima o poi ritornano più o meno violentemente, da cui imparare, facendo in modo che i sogni abbiano gambe solide su cui camminare, sorretti da valori indissolubili che non lasciano spazio al risentimento.