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Il disagio giovanile e la «lezione» del ct Julio Velasco

 
Francesco Caroli

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Francesco Caroli

Il disagio giovanile e la «lezione» del ct Julio Velasco

Fronte scuola pesano le intromissioni dei genitori nelle scelte disciplinari e didattiche

Martedì 14 Gennaio 2025, 13:03

Il disagio giovanile ma, anche, il ruolo dei genitori e il valore della sconfitta nello sport e nella vita. Merita riflessioni profonde il dibattito di questi giorni, aperto dall’attenzione al disagio giovanile posta nel discorso di fine anno del Presidente Mattarella.

Interessanti in questo senso le riflessioni che Julio Velasco, leggenda della pallavolo e maestro di leadership, ha affidato a Repubblica, intrecciandole con le parole di Maria Luisa Simone sul Corriere della Sera, preside del liceo «Scacchi» di Bari, che evidenziano dinamiche scolastiche spesso critiche. «I ragazzi non sono cambiati, è cambiato il mondo», dice Velasco per poi aprire un altro tema cruciale e che riguarda il ruolo dei genitori: «I genitori, mossi dal senso di colpa per la loro assenza, tendono a proteggere eccessivamente i figli dalle frustrazioni», afferma.

Ma aggiunge una riflessione più profonda: «I genitori usano i figli come specchio narcisistico. I figli ti devono piacere perché sono tuoi, non perché sono i migliori». Queste parole colpiscono per la loro schiettezza e ci costringono a confrontarci con una realtà scomoda. Quante volte, consapevolmente o meno, ci lasciamo guidare dal desiderio di vedere i nostri figli eccellere, senza renderci conto di quanto ciò possa condizionarli? Non si tratta di attribuire colpe, ma di riconoscere che, a volte, l’amore protettivo può trasformarsi in un’ombra dannosa che non permette ai giovani di esplorare liberamente il loro potenziale.

«La vita non è un campionato» afferma Velasco, «e nello sport giovanile si dà troppa enfasi alla vittoria», invitandoci a riconsiderare il valore della sconfitta. Quante volte, nel nostro desiderio di incoraggiare i giovani, enfatizziamo solo i risultati, dimenticando che il percorso è altrettanto importante? Le sconfitte possono diventare opportunità straordinarie per crescere, imparare, e scoprire la forza interiore.

Questa dinamica non si ferma nel contesto familiare. Le riflessioni di Maria Luisa Simone, preside del liceo scientifico «Scacchi» di Bari, sono emerse dopo un episodio che l’ha vista prendere posizione pubblica contro alcune dinamiche disfunzionali tra genitori e scuola: situazioni in cui genitori hanno interferito nelle scelte didattiche e disciplinari, contribuendo a un clima di tensione che compromette il percorso formativo dei ragazzi. La Simone sottolinea come queste ingerenze, seppur animate da buone intenzioni, finiscano per limitare il processo educativo. «Vedo cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare», afferma, evidenziando come spesso siano i genitori a intervenire in modo sproporzionato, togliendo ai giovani la possibilità di accettare i propri errori e di crescere attraverso le difficoltà. L’amore per i figli dovrebbe essere incondizionato, basato su chi sono e non su ciò che fanno. Accettarli nella loro unicità permette loro di crescere liberi dal peso di aspettative irraggiungibili e di scoprire il proprio valore intrinseco.

Le parole di queste due figure educative offrono uno spunto prezioso per promuovere una riflessione necessaria e immaginare un futuro più equilibrato tra aspettative, percorsi di crescita e rispetto dei ruoli (ormai raro, ma fondamentale). Parlare di questi temi è indispensabile. Il mondo evolve a una velocità senza precedenti.

La tecnologia trasforma il nostro vivere quotidiano e ogni adolescente si trova immerso in un contesto «nuovo», diverso da quello vissuto dai loro genitori nel periodo in cui sono cresciuti. Questo divario amplifica le sfide, rendendo complesso trovare risposte univoche. Piuttosto che cercare colpe però, proviamo a concentrarci sull’importanza di una responsabilità condivisa, le ragazze i ragazzi sono il nostro futuro.

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